Ho visto
molto dell'uomo
non mi
aspetto sorprese
semmai
soluzioni
unghiate
sui vetri
ma è
soltanto un esempio
o
vomitare una bomba
ma è
grossolano e diretto
o
tranquillamente fermarsi
sedersi
sul vuoto
aderire
al profilo
non
muovere un muscolo
affidarsi
al respiro
allentare
il controllo
dipanare
la mente
sciogliere
i nodi
il vuoto
la plasma
ammirarne
i ricami
riavvolgerla
in pillole
scariche
elettriche
allucinazioni
spontanee
tentennamenti
scombussolamenti
frenesie
epilessie
assestamenti
biologici
raggelanti
paralisi
delicatissime
gioie
intuizioni
ardimenti
paure
empatie
e tutto
il resto del cerchio che compone l'umano
perché
umano è ingombrante,
umano è
aggressivo,
umano è
violento
e dovrà
depurarsi,
umano
ovviamente è incosciente,
o non
sarebbe anche il resto,
umano è
anche folle,
o non
violenterebbe se stesso,
quindi
anche io,
persino
tu,
donna
dei boschi,
madre
degli ultimi,
hai lo
stesso genoma,
o non
saresti mia moglie,
la prima
volta che volli,
non solo
me ma il tuo mondo,
il tuo
mondo nel mondo
e
volendolo aprii,
e mi
schiusi alla vita,
rendendomi
chiaro e accessibile,
perciò
vulnerabile,
come
quando si è vuoti
e anche
l'aria è eccessiva,
io che
ho mangiato per noia
e per
rinfocolare il piacere
e per
gli stessi motivi ho desiderato di averti,
due
bambini e l'amore,
poi ci
siamo seduti,
lascivamente
sdraiati,
tu in
riva al mare,
io in
groppa al mondo,
io
nell'inconscio,
io
dentro al buio,
ho
ingoiato un diamante,
un
veicolo chimico,
una
fonte di luce,
lsd,
in
grembo all'inconscio,
nelle
braccia del mondo,
alla
corte del sole,
la terra
era terra,
il mare
era mare,
l'orizzonte
era luce,
io
percezione,
tu non
lo so,
eri
chiusa in un uovo,
costruivi
te stessa,
io non
lo so,
io non
sono tornato,
sono
sceso dal mondo,
anche il
mondo era un uovo
e non so
dove andare,
non so
cosa fare,
non ho
fame né sonno,
sono
dimagrito,
sono
infreddolito,
sono
allucinato,
la mia
mente è un travaglio,
partorisce
disturbi,
uova
pletoriche,
raffiche
umane,
ogni
tanto una perla,
l'illusione
di un dio,
l'emozione
dell'alba,
l'idea
della fine,
un
pensiero centrale,
un
uccello randagio,
erano i
giorni del caos,
come
ancora adesso e domani,
come
sempre qui e altrove,
non
avevo fiducia ma sentivo il bisogno,
il
bisogno è una guida,
il
bisogno è un tiranno,
combattevo
il tuo ma reagiva,
mi
soffiava negli occhi,
il dio
del vento e degli occhi,
non
potendo vedere io guardai dentro me,
la
distanza era breve,
la
fatica accessibile,
guardai
nell'umano
e ciò
che vidi era orrendo
e ciò
che non vedevo era enorme
e ciò
che mi colpiva era aguzzo
e ciò
che mi sfuggiva era immobile
e ciò
che pensavo pensava
e
alimentava il pensiero
che
forgiava il mio mondo
che
plasmava me stesso
che
inscenava una vita
che non
ero io ma un impulso,
che non
ero io ma una regola,
un
insieme di regole,
lo
stampo umano,
il dna
della specie,
che se
sono io in quel momento l'ho odiato,
troppo
fallibile,
corruttibile,
incompleto,
contaminato,
sbagliato,
interpellai
il polo tecnico,
riparare
è impossibile,
i
prodromi,
gli
esperti,
i
filosofi,
i saggi,
ognuno
per sé,
niente
di nuovo,
così
sono sceso,
senza
scegliere niente,
non ho
costruito mai niente,
né un
romanzo né un letto,
se ho
dovuto ho comprato,
per
comprare ho venduto,
quasi
sempre me stesso,
qualche
volta il calore,
la
serenità,
la
violenza,
ma il
sentimento è testardo,
la sua
catena è robusta,
non ho
saputo spezzarla,
ho
divagato per anni per non ammettere a me,
in
seguito a te,
che ciò
che ho perso era inutile
e ciò
che ho dato era scomodo
e ciò
che ho avuto mi ha illuso
e ciò
che ho perso era il tempo,
era ieri
e domani,
ciò che
ho perso era umano,
era
simile a polvere,
simile
al vento,
all'idea
della vita,
poi
nella notte,
in un
imprecisato presente,
due o
più voci si innalzano,
si
fronteggiano in volo,
si
aggrovigliano in vortici,
monopolizzano
l'aria,
mi
colpiscono i timpani,
due
persone in conflitto,
che
hanno fiato da urlare,
l'intenzione
di farlo,
l'illusione
che serva,
che
qualcuno li ascolti,
che sia
pronto a capire,
addirittura
a cambiare,
basta,
disturbate
il mio sonno,
chissenefrega,
non
rompere,
risposta
sbagliata,
il sonno
è importante,
lo
affermava anche euclide,
il
famoso teorema,
un buon
sonno è la base,
il
riposo è l'altezza,
diviso
due siete voi,
una
coppia di idioti,
il primo
colpo è per lui,
il
secondo è per lei,
mentre
inorridisce del primo,
la mia
mente ora è lucida,
troppo
sangue sui muri,
troppa
gente per strada,
troppo
traffico umano,
l'aria è
inquinata,
l'acqua
è una fogna,
il cibo
è di plastica,
se
qualcosa è sbagliato va estirpato alla base,
lo sanno
anche i muri,
i futuri
padroni,
famigerati
assassini,
io mi
muovo da solo,
di
solito a piedi,
ho una
bici ma costa,
a me e
al sistema ecologico,
può
sembrare un eccesso,
ma anche
il minimo impatto in molti casi è eccessivo,
resto
fermo da solo,
come
dentro una favola,
adamo ed
uva, ad esempio,
o
castore e pollice,
o un
qualche principe insonne,
perennemente
assonnato,
fragile
e inutile,
perché
è così che ha deciso
e la
decisione è sensata
ed è
maturata nei secoli,
veglio
da solo,
spirito
e corpo,
pregi e
difetti,
vantaggi
e svantaggi,
le
nuvole e il mare,
di notte
le stelle,
quando
posso nell'alba,
la magia
della luce,
mi
aspetto un miracolo,
nel
frattempo partecipo,
mi
organizzo il calvario,
ho una
scelta vastissima,
potenzialmente
infinita,
ma sono
spesso indeciso,
ho
troppo da perdere,
troppo
di me,
troppo,
organizzo
il dolore,
lo rendo
fruibile,
ossia
sopportabile,
non mi
avvicino a nessuno,
non
permetto a nessuno,
ciò che
resta è il mio mondo,
la
fatica e una pausa,
rifiutandone
una m'innamoro dell'altra,
più o
meno è normale,
penso a
me stesso,
penso a
sopravvivere,
in fondo
è normale,
è vita
vera,
vita
pensata,
un lago
un puledro una mezza luna settembre,
giochi
di luce,
l'incontro
coi sensi,
scabrosità
e morbidezze,
puntualmente
è la donna,
la
speranza violata,
non
soltanto l'ho illusa,
l'ho
tradita e ferita,
lei ne è
convinta,
le ho
promesso un bambino,
le ho
appioppato me stesso,
così,
come un frutto immaturo,
così,
immaturo
e già marcio,
all'inizio
era un gioco,
sembrava
magia,
perlomeno
a me,
non so
esattamente cosa è stato per lei,
buffo o
intrigante,
coinvolgente,
radicale,
forse
ossessionante,
io di
sicuro,
ho visto
onde incontrarsi e non mischiarsi tra loro,
ho visto
molto dell'uomo,
quasi
niente di umano
ed io
non lo sono,
non lo
sono più
o non lo
sono mai stato
e mio
padre non torna
e non
tornerà più a casa sua,
me ne
andai dalla casa,
era un
cubo gigante
ed io
ero troppo solo
e amavo
troppo la mia solitudine
per
affogarla svestita in quel tripudio di muri,
labirinto
di muri,
turpiloquio
di muri,
tubi
sottotraccia,
cavi
bocchette paratie serramenti,
occhi
chiusi sul mondo,
mi
riversai in grembo al mare,
in
questa oscena città che è sdraiata sul mare,
grava
sul mare,
in cui
nessuno sa accogliermi
o sa
realmente chi sono
o è
interessato a saperlo,
compreso
io che lo penso,
che
penso sui muri e lo interpreto,
io che
lo sono,
ma oggi
è diverso,
oggi è
il presente,
il
presente è salvifico,
il
presente consuma,
nel
presente ho una figlia,
anaya è
il suo nome,
figlia
dell'africa prima ancora che mia,
la
figlia eccellente che ogni padre vorrebbe,
quasi
ogni padre,
l'eccezione
come sempre è in agguato,
mimetizzata
in me stesso,
vado a
prenderla a scuola,
la
scuola è una nuvola,
è
abbarbicata su un atomo,
l'atomo
è solido,
il suo
moto mi genera,
genera
anaya,
che si
addensa negli occhi,
egemonizza
lo spazio,
i suoi
occhi improvvisi,
due,
alieni,
improbabili,
inconcepibili,
assurdi,
due
punti di inchiostro,
di
tempo,
di
spazio,
di
esatto,
l'africa
nuda è precipitata in europa,
sei una
meraviglia,
grazie,
anche tu sembri in forma,
come sta
nostra madre,
la
mamma sta meglio,
si
difende,
prova
a cancellarti,
non sono
io il suo problema,
no,
ma nemmeno la aiuti,
non
vuole il mio aiuto,
secondo
te cosa vuole,
ciò che
conta non è cosa vuole
ma ciò
che ottiene volendo,
cioè,
volere è
già sbagliato a priori,
addirittura
lei vuole per me,
vuole al
mio posto,
e
ottiene il dissenso,
mi ha
allontanato da te,
anche se
in fondo è un vantaggio,
per
tutti e tre,
ci incontreremo in sua assenza,
comunque
è mia madre,
in
qualche punto del tempo anche lei è stata magica,
o non mi
avrebbe sedotto,
purtroppo
crescendo è cambiata,
è
precipitata nei fianchi,
non
parliamone più,
dove
mi porti,
dipende,
i
tuoi adorati dipende,
esatto,
è un
equilibrio di forze,
quando
sono da solo a quest'ora mi muovo,
pedalo,
poi
cammino,
un po'
nuoto,
un po'
volo,
anche se
in quest'ultima manco,
anzi, mi
riesce malissimo,
in
verità non funziona,
ho
troppi pesi aggrappati,
io
sono uno,
tu sai
volare,
devi
solo scoprirlo,
è un
riequilibrio di forze,
sono
spesso da solo e decido per me,
oggi è
diverso,
la tua
voce ora è qui,
nella
grotta dei timpani
e mi
mormora il sangue,
il punto
di equilibrio è sensibile,
è
sensibilmente cambiato,
il mio
equilibrio è gasato,
effervescente,
scomposto,
versatile,
adunco,
è
l'equilibrio di un atomo,
un
equilibrio dinamico
che mi
spinge al confine
e si
intreccia col tuo
per
crearne uno nuovo,
e
condivido con te molte cose,
tra cui
il cuore aperto
e la
facoltà di sbagliare
e il
minestrone cremoso
e se
insisti anche un tè
mentre
io bevo solo acqua,
di fonte
o di pozzo,
e
condivido con te specialmente i difetti
e se mi
è possibile tutto,
tutto,
più che
posso,
boschi e
foreste,
acque
dolci e salate,
montagne
e deserti,
sorrisi
e segreti
e se
vorrai anche i misteri
e se non
sarai ancora sazia,
e non lo
sarai,
indagheremo
l'amore,
la
possibilità di evocarlo,
di
lanciargli un'occhiata,
di
sorprenderlo nudo e indifeso,
per
provare,
non dico
a comprenderlo,
ma
perlomeno ad ammetterlo,
ad
accertarci che esiste,
non so
se mi spiego,
sembra
non esserci amore in questo illogico mondo,
l'umanità
non lo calcola,
chi ha
il potere lo ignora,
chi ha
il dovere è impegnato,
chi ha
il piacere è distratto,
l'amore
è un diritto,
l'amore
è un dovere,
è una
conquista matura,
non c'è
traccia d'amore in questo stupido mondo,
c'è
egoismo,
soliloquio,
sproloquio,
affettazione,
piacere,
il
pensiero di base è più o meno il seguente,
“io
per me sono l'unico,
anche
perché sono l'ultimo,
la
cosa più bella e più importante del mondo,
la
sola cosa importante”,
e ciò
che nell'istinto è scusabile
nell'intelligenza
è senz'altro una colpa,
il
vivere umano che è istinto e ragione,
nell'istinto
l'egoismo è la regola,
sopravvivere,
nella
ragione è senz'altro un errore,
ma
ancora più a monte,
la causa
di tutto,
è
l'ignoranza di sé,
il
proprio posto nel mondo,
il
tuo posto qual è,
mettere
in ordine il mondo,
il
mio posto qual è,
occuparti
di tutto,
tutto
è gigante,
è un
unico tutto,
non lo
puoi suddividere,
o ne
morirà,
di
conseguenza anche tu,
padre,
ho capito,
non ne
dubito,
ma
capire non basta,
bisognerà
realizzarlo,
dove
mi porti,
in un
deserto emergente,
che è
la metà del pianeta,
l'altra
metà,
l'altra
metà è fuoco e pietra,
amo
la pietra,
idem,
sorella,
la
pietra e le nuvole,
il
fuoco,
il fuoco
è un bisogno,
mi
riporta nel tempo,
avevo si
e no la tua età,
era
inverno inoltrato,
fuori
era freddo ma nel corpo era caldo,
ora è
solo freddo,
capisci
cosa intendo,
non
ne sono sicura,
sembravo
un cucciolo innocuo ma ribollivo di lava,
poi il
tempo mi ha spento,
ora è
diverso,
sembro
un dio ragionevole,
ma è
solo la morte che avanza,
non
ne sono sicura,
che vuoi
dire,
non
sei ragionevole,
a
me non lo sembri,
cosa ti
sembro,
un
dio che si arrangia,
si, mi
assomiglia,
che si
arrabatta e si arrangia,
perdonami,
no, ti
ringrazio,
la
sincerità è necessaria,
ci
smussa l'orgoglio,
il mio è
di piacerti,
il tuo è
di comprendermi,
ma ora
avrai fame,
ti porto
a mangiare,
cosa
gradisci,
un
intruglio dei tuoi,
i miei
intrugli ringraziano,
non li
hai chiamati brodaglia,
minestrone
di ceci,
con
ortica e cus-cus,
voglio
correre il rischio,
ben
altri rischi correrai accanto a me,
per
esempio,
per
esempio il pensiero,
che
comporterà solitudine,
per
esempio il non fare,
che
comporterà introspezione
e
frugalità e altra solitudine,
la
solitudine è buona,
la
solitudine è ottima,
l'introspezione
è essenziale,
ma
sprigiona energie che non tutti sopportano,
io lo so
bene,
per
esperienza diretta e per deduzioni intuitive
e tutto
quello che so potrebbe essere invano,
completamente
sbagliato,
e può
accadere domani,
al
risveglio dal sonno,
o ancora
prima stanotte,
direttamente
nel sogno,
è come
essere nati in una piccola isola,
generazioni
di umani l'hanno esplorata al millimetro,
rivoltato
ogni sasso,
abbattuto
ogni albero,
estirpato
ogni arbusto e filo d'erba e silenzio,
ma non
ne sono mai usciti,
non
sanno niente del mare,
nessuno
di loro si è mai avventurato in quei vortici,
tronchi
leggeri scavati in piroghe,
una
pesca costiera rispettosa e prudente,
questo è
tutto,
nessuno
di loro ha calpestato altra terra,
il mare
è il confine,
il mare
è la fine,
il mare
è infinito,
per i
poeti è infinito,
per gli
scienziati è mistero,
è dio
per chi ha fede,
il mare
che è ovunque,
che
ovunque è lo stesso,
tu
sei il poeta,
tra gli
umani il poeta,
tra i
poeti un mistero,
tra i
misteri il più urgente,
e non
l'ho ancora risolto,
perché
in fondo è lo stesso,
sono un
essere umano,
dall'inizio
alla fine,
un'isola
brulla
in
sconfinati miraggi di incomprensibile nulla,
e non lo
posso cambiare,
cosa
puoi farci,
posso
farti una zuppa,
posso
variare ingredienti,
di
ceci ed ortica,
un
minestrone ricchissimo,
cremoso
al cus cus,
lo
prepari spesso per te,
quotidianamente,
è come
nicole kidman nei film,
riempie
lo schermo,
è
un'attrice,
è una
nube d'autunno accarezzata dal vento,
cosa
ci metti,
alga di
mare,
poi
bieta, cavolo nero, cipolla, carota, zucchina,
e ceci
bianchi lessati e cus cus integrale
e un
ingrediente segreto,
scommetto
affettuoso,
non ti
nascondo mai niente,
dimmi
l'inizio,
l'inizio,
prima di
nascere,
dov'ero
e cos'ero,
ero nel
seme
o ero
nell'uovo
o ero in
entrambi
o in
nessuno dei due,
in
entrambi, è la risposta più logica,
in
entrambi,
in due
luoghi diversi,
separati,
lontani,
credo di
no,
la più
logica sembra essere l'ultima,
in
nessuno dei due,
sono
nato nell'atto,
che
vuol dire nell'atto,
hai
ragione,
devo
essere chiaro,
sono
nato nel sesso,
prima
ero niente,
non
pensiero e non corpo,
poi due
sessi si incontrano,
casualmente,
meccanicamente,
in un
contesto impulsivo,
scivoloso,
animale,
agitandosi
un po',
disattivando
i controlli,
invalidando
la logica,
mescolando
ingredienti,
dando
vita a una zuppa,
il qui
presente tuo padre,
un
accidente emotivo,
che per
i primi vent'anni ha vissuto ignorando,
ignorando
che cosa,
principalmente
me stesso,
la
sostanza e i concetti,
cosa
implica vivere,
per
trent'anni ho dormito,
poi ti
ho sognato,
poi sei
arrivata,
avrei
dovuto allevarti,
avrei
dovuto proteggerti,
volevo
fare di più,
volevo
essere in gamba,
non
necessariamente il migliore,
nel mio
settore è impossibile,
non ci
sono classifiche,
ma
sognavo di eccellere,
un
ex-aequo di primi,
volevo
essere unico,
il
concentrato di tutto,
incomprensibile
ai molti,
consacrato
alle altezze,
all'enormità,
all'indicibile
immenso,
a
profanarne i segreti,
ma
svoltando a un incrocio ho scontrato la vita,
tutta
addosso in un attimo
e mi ha
respinto in un angolo,
rimbalzato
in un angolo a meditare sui fatti,
a
riordinare il mosaico,
a
stabilire i confini,
il
tuo confine qual è,
il mio
confine è interiore,
il
mio confine qual è,
il tuo
mi scavalca,
confine
e privato,
urlo
notturno,
una
campana lo assolve,
il
pianto di un bimbo,
il
sorriso di un bimbo,
e mi
accorsi più tardi,
cadendo
in terra e poi germogliando,
che il
bambino eri tu,
che eri
una bambina,
non mi
appartenevi ma in qualche modo eri mia,
avrei
dovuto accudirti,
contribuire
a formarti e a spiegarti la vita,
quanto
basta a impazzire,
in molti
modi diversi,
a uno
come me soprattutto,
il
minestrone ti piace,
è
gustoso,
come,
ricco
e cremoso,
come,
come
un abbraccio,
come,
così,
.....
.....
grazie,
grazie
a te,
posso
farlo ogni giorno se vuoi,
potrebbe
piacermi,
ma devo
metterti in guarda,
mi manca
sempre qualcosa,
è come
un morbo incurabile
o un
prezioso talento,
se leggo
un buon libro,
mi manca
qualcosa,
se
passeggio in un bosco,
mi manca
qualcosa,
se nuoto
nel mare,
mi manca
qualcosa,
se
raggiungo il confine,
mi manca
qualcosa,
se il
confine è reale o se il confine è fittizio,
mi manca
comunque qualcosa,
mentre
tu non mi manchi,
ed è un
dono magnifico,
sono
pieno di te,
questo è
il mio limite,
non
posso vivere in due,
non ne
sono capace,
sono
pieno di me,
me da
scoprire,
esplorare,
conoscere,
insistere,
usare,
impugnare,
ammorbidire,
accettare,
me
prigionieri,
me
irrefrenabili,
timidi,
arrembanti,
abitudinari,
imprevedibili,
lucidi,
pazzi,
maturi,
puerili,
gioviali,
scostanti,
e ho
perso il conto degli altri
perché
in fondo è un tutt'uno
e anche
gli ultimi e i primi
e gli
sconosciuti
e gli
ignorati
e i
preferiti
e i
campioni,
mentre
tu sei già oltre,
fuori,
sopra,
unica,
incomparabile,
inequivocabile,
inqualificabile,
esatta
e non ho
modo di perderti,
per
quanto io provi
e
perseveri
e mi
accanisca
e mi
graffi
e mi
amputi
e preghi
e
maledica
e
lusinghi
e mi
inginocchio sul vuoto
ed anche
il vuoto riflette
e ciò
che riflette sei tu,
la tua
vivida immagine,
amplificata
e indelebile e assolutamente fatale,
squilla
un telefono,
un
aggeggio moderno considerato uno “smart”,
cioè
intelligente,
ma è
un'ironia degli americani suppongo,
secondo
loro anche la bomba ha un cervello,
su chi
la costruisce personalmente ho dei dubbi,
su chi
la sgancia purtroppo ho certezze,
il
telefono insiste,
il mio è
intelligente,
mi è
stato donato a natale,
si è
chiuso in un cassetto e non intende lasciarlo,
è
l'attrezzo di anaya a vibrare,
il mio
non vibrava,
non ha
potuto impararlo,
l'ho
stroncato sul nascere,
è
la mamma,
rassicurala,
sono
qui con papà,
a
casa,
non
sono in pericolo,
mi
ha pregato di dirtelo,
lui
non è una minaccia,
per
me non lo è,
stai
serena,
abbraccia
zorro per me,
se
non torno accudiscilo,
avrà
bisogno di te,
trattalo
bene,
come
fossi io o il tuo barbone,
come
fossi tu o il tuo padrone,
di
sicuro ritorno,
ma
con te starà bene,
starete
benissimo insieme,
addio,
se le
tue parole hanno un peso non l'avranno aiutata,
ha
bisogno di vincersi,
mi
hai insegnato a infierire,
dito
nella piaga,
le
parole hanno un corpo,
per chi
le ascolta anche un'anima,
ora stai
attenta,
è una
frase del papa,
il dio
in terra attualmente al potere,
bergoglio,
un uomo modesto,
da un
calendario in edicola,
settembre
e ottobre,
cito
testualmente,
“bisogna
custodire la terra
affinché
possa continuare ad essere,
come dio
la vuole,
fonte di
vita per l'intera famiglia umana”,
sembra
una frase corretta,
giusta,
quasi
ispirata,
ma è di
una violenza terribile,
stai
attenta,
analizzala
bene,
lui
sostiene con forza,
con
assoluta certezza,
l'esistenza
di un dio,
non
solo, del dio in cui lui crede,
che
rappresenta sul popolo,
ma non
si limita a questo,
lui sa
cosa vuole quell'autentico dio,
quel dio
conclusivo e esclusivo,
ma il
concetto più estremo,
più
violento e sbagliato,
è
nell'ultima frase,
in cui
afferma l'uomo e se stesso,
l'antropocentrismo
imperante,
cioè
che la terra è per l'uomo,
palestra
e dispensa,
che
l'uomo è il suo fine,
della
magica terra,
mentre
in realtà è la sua fine,
povera
terra,
questo è
ciò che ho letto io del pontefice,
quelle
sue parole hanno un corpo,
lo
attribuisce l'artefice,
ma
l'anima è multipla
ed è in
mano a chi ascolta,
io le ho
ascoltate con cura
e ne ho
estratto un carattere,
per tua
madre è lo stesso,
andrà
alla polizia
o
correrà qui anche in pantofole
o
chiamerà chi l'ha visto
o
accompagnerà zorro nel parco
o si
pentirà di esser nata
o di
avermi creduto
o di
avermi ceduto,
ma nella
realtà non ha mai ceduto una volta,
non ha
mai creduto,
e tu le
stai insegnando,
avrai i
tuoi motivi,
auguri,
è
mia madre,
cosa
importa,
è
un valore,
lo è
per te o per qualcuno,
non
lo so, è fuori campo,
col
tempo imparerai,
io non
voglio ferirti,
ma sei
vulnerabile,
finché
avrai una madre
e una
casa
e un
pensiero specifico
e il
destino di un cane
e il tuo
proprio destino
e il
destino del mondo,
anche tu
sei mortale,
come tuo
padre e la morte,
esatto,
adesso lo sai,
anche la
morte è mortale,
morirà
con la vita,
se non
ci sarà vita neanche la morte accadrà,
l'ho
scoperto qui e adesso,
è
sempre stato presente,
sempre
visibile,
ma non
l'avevo mai visto,
mai così
a fuoco,
con la
chiarezza di un lampo,
con la
certezza assoluta,
grazie
anche a te e ai tuoi silenzi,
grazie a
te e alla mia croce,
che non
si stanca di infliggermi,
anche
tu hai le tue piaghe,
io le
coltivo,
nella
tempesta le semino,
in amore
raccolgo,
tu sei
una semina,
la mia
piaga più aperta,
la mia
preferita,
la più
preziosa e istruttiva,
e
distruttiva e letale,
ma non
posso evitarlo,
anch'io
sono nato,
può
sembrarti strano ma è un fatto,
sono
stato al tuo posto,
sono
stato un bambino,
un
figlio, un nipote, un fratello, un soldato,
poi ho
ucciso tutto,
poco
alla volta,
e nel
frattempo nascevo,
più
forte e selvaggio,
più
profondo e intuitivo
e per
questo più solo,
ma non è
mai stato un problema,
o forse
lo è stato all'inizio,
ma col
tempo ho capito ed è diventato un valore,
adesso
se vuoi te lo insegno,
ti
insegno a morire,
a morire
all'infanzia e a rinascere adulta,
a
forgiare te stessa con l'istinto del killer,
padre,
poeta,
umanissimo
amante,
feroce
assassino,
io
lo voglio imparare,
poi
siamo scesi,
non si
vive senz'aria,
senza
volontà,
senza un
peso terreno,
che sia
atomico o elettrico,
grossolano
o sottile,
ingombrante
o discreto,
marginale
o centrale,
astratto
o concreto,
assillante
o gradevole,
in una
sola parola, accettazione,
accettare
di vivere,
è il
mestiere che imparo e se posso lo insegno,
poi
siamo usciti,
digerire
è essenziale,
poi
assimilare,
poi
avere fame,
la vera
fame,
che non
è avidità,
non è
piacere,
non è
abitudine,
nemmeno
noia
o
stanchezza
o il
terrore del vuoto,
poi
abbiamo ucciso,
abbiamo
inciso una traccia,
vista
dall'alto è una scia,
inizialmente
una pietra,
poi un
vegetale,
un
animale,
un
umano,
poi il
capitale,
poi il
madornale,
poi il
personale,
poi
l'incoscienza,
poi è
toccato alla madre,
eva, una
storia finita per me,
procrastinata
da strascichi,
trafelata
ci ha raggiunti in un vicolo,
un
rantolo cieco,
era
rossa e affannata,
invecchiata
e scomposta,
con le
mani gestiva,
indicava
se stessa,
poi me
poi il peccato,
poi
sentiva qualcosa,
poi
immaginava,
non
credeva a se stessa,
non
portarmela via,
anaya
era fredda,
io avevo
sonno,
ero
stanco dei vicoli,
delle
aggressioni verbali,
di ogni
umana violenza,
“non
porto via niente”,
ma non
ero convinto,
non che
volessi
ma
semplicemente impazzivo,
il suo
volto era comico e al tempo stesso eccessivo,
minaccioso
e insolente,
poi l'ho
visto svanire,
fondersi
al buio,
al
silenzio,
all'universo
insensibile,
nella
scena seguente sono immerso nell'acqua,
nuoto
accanto alla luna,
è
tremolante e ondulata,
sono
intirizzito,
sono ciò
che sono,
sono non
so dove,
ho visto
troppo del mondo per cercare risposte,
cerco me
e soluzioni,
la riva,
vigorose
bracciate,
il
calore interiore,
l'animale
e una porta,
un'uscita
qualunque,
un
qualunque pensiero,
una
scena incoerente,
nella
prossima ho freddo
e so di
avere una casa
e che
qualcuno la abita
e
somministra il calore
e
verosimilmente anche il cibo
e non
vorrei disturbare
ma mi
sconvolge un ricordo,
un'immagine
nitida,
un volto
straziato,
una
maschera rossa,
gocciolante
dolore,
poi la
scena di un bacio,
la mia
prima volta nel sesso,
lei che
nel mondo è di casa,
io di
passaggio,
non
preoccuparti per me,
io
non raggiungo l'orgasmo,
io poco
più di un bambino,
non
sapevo di lei,
di dover
preoccuparmi,
l'orgasmo,
chissà
se si cura,
e adesso
che ho tempo,
che
saprei cosa dirle,
che
senza neanche sfiorarla raggiungerebbe l'oceano,
non
riesco nemmeno a guardarla,
mentre
anaya correva,
corre
tutt'ora,
si è
voltata da me,
dal mio
sangue scoperto,
ed ha
imboccato correndo una strada,
un
sentiero del mondo,
uno dei
tanti in discesa,
una
ferita insanabile,
e col
suo passo elegante ha ingoiato la strada,
o la
strada vorace ha ingoiato i suoi passi,
non è
tornata mai più,
non qui
da me,
che non
ho mai saputo aspettare,
con le
mie sane abitudini,
che non
sopporto il disturbo,
con le
mie abitudini insane,
che mi
mantengono in piedi,
in
precario equilibrio,
ma è la
rinuncia a salvarmi,
saper
dire di no,
soprattutto
a me stesso,
che
stranamente attualmente ho un lavoro,
bisogna
esserne fieri,
essere
grati,
è la
ricetta dell popolo,
io non
lo sono,
io non
gioco col popolo,
io non
lo sono,
io sono
un ospite,
casomai
un testimone,
un
alieno,
un
meticcio,
un
fuggiasco,
un
intruso,
è un
lavoro assillante,
16 ore
ogni giorno,
che si
protraggono, a volte, fino a 24,
se anche
dormire e sognare hanno un risvolto poetico,
se ci
finiscono dentro,
7 giorni
su 7,
365 in
un anno,
vivere
stanca,
esserci,
stanca,
come
essere dio
e un
angelo ribelle
e un
peccatore incallito
e
un immacolato neonato
e uno
spettatore impotente
e un
giudice netto e inflessibile
e un
genitore paziente emotivamente coinvolto
e un
giocatore di dadi
e un
inclemente aguzzino
mentre
il tempo è una lama
e la
società è un treno in corsa
e anche
il tempo è sul treno
e la
società ha i suoi coltelli affilati
e le sue
aguzze risorse
e mi
rotola addosso
e ho
imparato a non piangere,
anche
il tempo in qualche modo è istruttivo,
distruttivo
e istruttivo,
e
con me è stato prodigo,
in
un senso e nell'altro,
la
medaglia e il rovescio,
un
momento via l'altro,
consapevole
o meno,
ho
imboccato l'autunno,
la
stagione matura,
preludio
all'inverno,
il
riequilibrio interiore,
in
preparazione alla morte,
una
stagione via l'altra,
caratteristiche
ognuna,
se
ho preferenze è un momento,
una
debolezza senile,
signore
e signori,
bercia
oscena una voce,
avvicinatevi
al banco,
non
siate timidi o onesti,
non
c'è motivo di esserlo,
sono
qui per sorprendervi,
ho
una primizia per voi,
appositamente
per voi
dagli
stati uniti d'america,
furbescamente
e con gioia
vi
ho importato una chicca,
non
esitate a comprare,
potrebbe
essere l'ultima,
una
stratosferica chicca,
una
chicchissima atomica,
voilà,
una
cornucopia di inutili,
i
campioni del mondo,
non
tentennate,
siate
primi e tenaci,
siate
cinici ed avidi,
perché
l'ultimo è un fesso,
è
un imbonitore statale
uno
spacciatore privato,
un
millantatore seriale,
non
saprei precisare,
parlano
tutti straniero,
un
inglese scolastico,
non
ho distinto un accento,
è
una giornata assolata purtroppo,
mi
si addice più il grigio,
il
piovigginoso,
l'annoiato
sbadiglio,
mi
assomiglia di più,
un
cappuccio e un ombrello,
mi
rendono anonimo,
quasi
invisibile,
quasi
a mio agio,
non
so se è il carattere
o
uno stato d'animo mobile
e
se il carattere è immobile,
mi
sembrano frottole,
più
che immobile è statico,
cristallizzato,
imbolsito,
ottenebrato,
letargico,
avulso,
una
signora mi abborda,
forse
signorina,
vende
mercanzia,
paga
bene e in natura,
che
lavoro hai,
perché
vuoi saperlo,
se
puoi pagare per sciogliermi,
ho
il lavoro del falco,
dopo
una cert'ora il lombrico,
quando
il pericolo è acuto,
che
schifo,
ti
sbagli,
è
un animale esemplare,
dovresti
conoscerlo,
se
vuoi te ne parlo,
te
lo presento dal vivo,
che
orrore,
al
contrario,
è
un esserino socievole,
garbato
e utilissimo,
e
cambia sesso agilmente
e
non inquina e non sporca,
al
contrario,
rende
il mondo un giardino,
è
un essere viscido,
è
un fenomeno magico,
se
lo tagli in due non si offende,
anzi,
diventano due e si moltiplicano,
sei
indelicato,
lei
prende un granchio signora,
sono
come un cristallo,
cara
signora, signora carissima,
o
forse è una ina,
o
più probabilmente è una otta,
io
non sono nessuno
e
non le sputerò in nessun piatto,
perciò
la perdono
e
farò di più e persino il meglio,
le
fornirò un indennizzo,
una
quantità di sapere,
devi
sapere che ho buio,
ma
che ogni tanto mi illumino,
non
lo so, leggo il buio
o
mi imbatto in un lume
o
mi inciampo in un libro
o
in un canale tematico
ma
che non sia pornografico,
canale
5 per esempio è uno sconcio,
per
questo lo salto,
mi
appassiona la scienza,
anche
darwin per esempio apprezzava i lombrichi
e
cleopatra di più, li adorava,
li
ha dichiarati sacri e profetici,
e
aristotele il saggio li considerava intestini,
“viscere
della terra” per la precisione ontologica,
e
sant'agostino da norcia
e
san francesco è scontato
e
perché no garibaldi,
ci
scommetto una gamba,
è
arrivato in sicilia per ammogliare un lombrico,
l'ho
letto su un sito,
vu
vu vu punto gnocchi,
una
comicità surreale ma puntigliosa e informatica,
devi
sapere che ho tempo
e
che lo utilizzo per crescere,
che
non vuol dire ingrassare
ma
esercitare la mente,
ginnasticarla
e allenarla per armarla di muscoli,
perché
vivere storpia
e
bisogna proteggersi,
vivere
sporca
e
anche tu vuoi infangarmi,
ma
ho con me un detersivo,
il
mio amore per GAIA,
la
dea terra fanciulla,
perennemente
sfruttata e abusata e insozzata,
eternamente
sognante,
delicata
e indifesa,
unica,
irripetibile,
affranta,
morente,
come
vedi ho un filosofo,
non
posso pagarti,
nessuno
mi paga,
il
denaro mi schifa,
non
mi serve per crescere,
non
mi aiuta a capire,
anzi,
è un ostacolo e un peso,
ma
tu mi soppesi,
vuoi
misurarmi,
ponderarmi
i testicoli,
scannerizzarmi
il cervello,
vuoi
sentire che ho torto,
ma
ho ragione da vendere
e
il sovrappiù lo regalo,
e
ciò che avanza lo brucio,
poiché
l'essere umano è impazzito
e
non voglio esserne il complice,
piuttosto
il carnefice,
scudiero
di GAIA,
agonizzante
pianeta,
amen,
ma
non rinnego i miei sensi,
sei
cospicua e attraente,
ma
l'attraenza non basta,
servirebbe
un buon viagra,
il
corpo ne è ghiotto,
la
farmacia ne è sprovvista,
il
mercato nero il contrario,
come
vedi è un intrico,
un
maleficio orchestrato,
una
cospirazione diabolica,
un
labirinto di ma e di contrattempi incresciosi,
la
signora dissente,
la
signora ha le prove,
le
estrae dal vestito,
due,
pere
rosate,
una
terza abbondante,
leggermente
cascanti,
asimmetriche,
gelatinose,
materne,
io
non reagisco,
non
le salto addosso,
non
sbavo,
non
è esattamente il mio tipo,
in
verità neanche vagamente,
in
questo periodo nessuna donna lo è,
dove
la trovo una dea,
e
anche la trovassi,
non
mi guarderebbe,
neanche
mi vedrebbe,
la
signora è delusa,
è
scurissima e offesa,
mi
punge nel soma,
non
funzioni a dovere,
non
mi piace il dovere,
mi
si dice chi sono,
cosa
devo essere e fare,
in
che modo gestire,
cosa
pensare,
cosa
sentire,
cosa
è giusto e sbagliato,
cosa
è strano e normale,
preferisco
volere,
ma
un volere educato,
volere
è più maschio,
ed
io non ti voglio,
sono
uscito dal giro,
sono
al metadone,
tentata
astinenza,
ho
il potere e la colpa,
il
potere di un uomo,
la
colpa di un dio,
non
c'è niente per te,
togliti
dai piedi,
lascia
respirare,
lascia
che respiri,
mi
interesso di altro,
che
non vuol dire che sia meglio o di più,
ma
me ne interesso e mi assorbe,
il
mio antichissimo amico,
allucinogeno
giorgio,
era
solito dirmi,
con
l'espressione del volto,
quanta
roba c'è dentro,
in
questo uovo che è il mondo,
tanta,
troppa,
stipata,
accatastata,
accalcata,
compressa,
io
lo leggevo,
quando
insieme,
in
silenzio,
fumavamo
la vita,
il
suo caldo intestino,
e
non era uno scherzo,
era
densa e impellente,
solidale
e assoluta,
io
la sentivo
e
ripetevo a me stesso,
“vorrei
osservarla nell'intimo
e
scoprire in azione i desideri e i motivi,
ciò
che è urgente e nascosto,
ciò
che inizia e conclude”,
non
so come ma accadde,
si
concretizzò,
materializzai
la coscienza,
è
un concetto inservibile,
lo
so, è astratto,
inconcepibile,
astruso,
ma
non ho altri modi per dirlo,
non
riesco a spiegarlo,
materializzai
la coscienza,
la
resi tangibile,
visibile,
udibile,
ossea,
carnale,
come
vivere nudi
con
in mano i vestiti
mentre
piovono ombrelli
e
la tua casa è sugli alberi
ed
è buio ed hai fame,
ma
crescendo è svanito,
è
soltanto un ricordo,
è
abbandonato nel tempo,
ha
un'importanza sfuggente,
ambigua,
nostalgica,
asfittica,
non
è cruciale né attuale,
perlomeno
per te,
come
lo è invece il tuo corpo,
certamente
per te,
che
possiede un mestiere,
che
lo svolgi abilmente,
che
non è saper vivere,
ma
indubbiamente è un mestiere,
probabilmente
un talento,
il
mio talento è più oscuro,
più
pericoloso,
più
addossato al mistero,
alla
cruda sostanza,
al
saper vivere umano,
il
mio talento è imparare,
imparare,
imparare
a sbagliare,
a
sbagliare di meno,
a
sbagliare innocente,
l'innocenza
è un talento,
l'innocenza
è IL talento,
e
noi non siamo innocenti,
noi
siamo esperti,
noi
siamo ingenui,
siamo
educati,
siamo
sbadati,
siamo
confusi,
siamo
ignoranti,
siamo
passivi,
ma
non siamo innocenti,
siamo
impossibili,
ma
l'innocenza ci salva,
ci
salverebbe,
ti
salverebbe da me,
se
tu fossi innocente,
anche
solo un germoglio,
mi
onorerei di accudirlo,
ne
sarei fiero e orgoglioso
e
ne gioirei e soffrirei
e
mi impegnerei oltre i miei limiti,
ma
non c'è limite al buio,
si,
questa è una pistola,
il
primo colpo è per te,
il
secondo è per l'alba,
e
l'uomo calvo al volante
mentre
manovra uno smartphone
e
zigzagando rallenta
e
accelerando zigzaga
e
si avventura nel mondo
mentre
spulcia i pulsanti
e
il mondo intero gli è comodo
ed
è accodato ai suoi comodi,
il
terzo colpo è per lui,
lo
inchioderà a quel telefono,
sopra
un palcoscenico,
nel
suo mondo sbagliato,
il
mio mondo è più liquido,
“che
ne sa un milanese del mare,
cosa
può saperne”,
sentenziava
il mio amico,
intendendo
la vita,
ne
avrà avuto i motivi,
per
me era un nuovo mistero,
uno
dei tanti cui assisto,
il
mio amico era fluido,
aveva
viaggiato e pescato,
galleggiando
sui flutti,
di
lui mi fidavo,
si
trattava del mare,
di
una città di industriosi,
un
mistero al veleno,
uno
dei troppi,
non
è un mondo per me,
dal
calendario del papa estrapolai una sua frase,
novembre
e dicembre,
testuali
parole,
“una
società senza bambini è triste e grigia”,
compresi
il mio amico,
cosa
può saperne di bambini un pontefice,
di
una società in cui non opera,
in
cui è ospite e giudice,
papamobile
e porpora,
il
mio amico era solido,
forse
è ancora vivo e veleggia,
forse
non importa,
il
mondo intero è cambiato,
anche
la via lattea è scomparsa,
e
non sono ancora a milano,
la
mia carissima amica,
quinonsidorme
michela,
si
è trasferita a milano,
una
città di risorse,
mare
compreso,
compresa
la bibbia,
il
terziario e i risvolti sociali,
non
mi sento a mio agio,
ho
un tumore all'industria,
la
scuola è al collasso,
la
domenica è breve,
il
mercimonio infinito,
comprerò
una pistola,
mi
affaccerò alla finestra,
griderò
il mio dissenso,
il
mio malessere,
il
mare,
il
mare di pietra,
la
rabbia è più fluida,
morbida,
astratta,
quasi
inumana,
che
non vuol dire divina,
ma
perlomeno consola,
ovviamente
è una scusa,
una
via di fuga,
un
ritardo emotivo,
un
abbaglio strategico,
ma
a chi vuoi che interessi,
interessa
il virtuale
il
colorato
il
piccante
il
sapore del sangue
l'ambiguo
il
transgenico
il
vaporoso
il
morboso
ciò
che è a tutti i costi,
“tanto
prima o dopo”,
finalmente
concordo,
meglio
prima che poi,
legittimare
il suicidio,
umanizzarlo,
statalizzarlo,
legiferare
sui termini,
imbandire
gli appalti,
sconti
fiscali per tutti,
agevolazioni,
esenzioni,
condoni,
paradisi
fiscali,
tour
operator,
pacchetti
studio e vacanza,
un
mondo breve e educato,
partecipativo
e commosso,
basta
cinismo,
niente
pietismo,
niente
dolore,
nessuna
miseria,
un
mondo più umano,
più
pulito e spazioso,
un
mondo scremato,
di
volenterosi e ottimisti,
salutisti
e assodati,
così
me ne andrei,
avrei
tempo e risorse,
mi
siederei sotto un albero
e
mediterei l'infinito
e
l'energia,
la
materia,
la
luce,
la
percezione,
l'intuito,
l'essenza,
l'assenza,
e
il vuoto assoluto,
perché
non sono mai sazio,
sono
senz'altro un suicida,
decido
ogni giorno,
oggi
proseguo,
voglio
proprio vedere,
c'è
una luce sorniona,
energia
in movimento,
una
tenue speranza,
ho
dormito tre ore,
ho
bevuto alla fonte,
ho
sbucciato castagne,
poi
le mangerò,
forse,
se
il veleno è più lento,
se
la noia è distratta,
getto
un ciocco sul fuoco,
non
temete per l'albero,
non
l'ho ucciso nascendo,
era
morto da tempo,
ma
non sono innocente
e
ne ho piantati migliaia,
la
pietà mi perseguita,
la
stufa ruggisce,
l'acqua
gorgoglia,
metto
insieme una zuppa,
la
frullo e la succhio,
ha
il sapore del fuoco,
ho
il veleno nei denti,
la
mia età mi sorride,
è
sdentata ma onesta,
non
si finge un poppante,
salgo
le scale e le scendo,
apro
la porta e la chiudo,
che
cosa mi aspetta,
qualcosa
che ha tempo,
che
non ha fretta né usura,
sono
proprio curioso,
metto
il naso sul vetro,
l'odore
è di fumo,
estraggo
la lingua,
sembra
petrolio,
non
l'ho mai assaggiato ma ho fretta,
l'ho
addosso e mi scalda,
brucia
i momenti,
tocco
il vetro col dito,
è
fresco e mi piace,
mi
riporta all'infanzia,
ne
delimito i margini,
mi
arrivano al mento,
mi
sollevo sui tacchi e mi arrivano agli occhi,
il
mondo è gigante,
io
prigioniero,
io
chiudo gli occhi,
il
mondo è un pensiero,
io
il successivo,
il
buio mi tocca,
il
mondo mi tocca,
io
ne ho paura,
io
voglio correre,
voglio
gridare,
io
sono un albero,
un
corpo e capelli,
il
mondo mi chiama,
rispondo
e non sente,
non
ne sono capace,
ho
un fratello e un amico,
ho
una casa e una porta,
ho
una famiglia ma tace,
o
è lontana e non sente,
o
mi crede cattivo,
o
anche lei è come il gatto,
è
svanita nel nulla,
poi
mi addormento,
subito
dopo è mattina,
è
il primo giorno d'asilo,
dove
incontro rosella,
la
sua chiara attrazione,
il
mio silenzio e i suoi sguardi,
vorrei
essere a casa,
che
fosse lei la mia casa,
i
miei silenzi e la notte,
che
lei fosse la notte,
e
la voce e un appiglio,
e
poi domani è domenica
e
lei non c'è e non c'è il mondo
e
poi imparo a guardarlo
e
anche il mio silenzio ha una voce
e
il mondo intero ha una voce,
poi
mi sveglio ed ho freddo,
la
stufa si è spenta,
il
silenzio è tornato,
asciutto
e innocente,
più
maturo e leggero,
complice
e autonomo,
un
pensiero lo spegne,
il
pensiero che è immobile,
magro
e ordinato,
è
un vuoto in cui osservo,
il
rumore lo increspa,
il
pensiero lo imbratta,
ma
il silenzio permane,
sottofondo
inviolabile,
è
la pagina bianca,
lo
spazio eleggibile,
il
materiale dei sogni,
e
quando il resto finisce,
perché
tutto finisce,
ciò
che esplode è il silenzio,
una
pace infinita,
che
non è la coscienza,
la
coscienza è un bagaglio,
non
è la natura,
la
natura è egocentrica,
non
è il paradiso,
il
paradiso è scolastico,
è
il nulla in azione,
il
nulla perpetuo in perfetto equilibrio,
ma
ora basta teoria,
è
il momento di incidere,
la
realtà è propedeutica,
la
verità ne è l'iperbole,
il
mio campo d'azione,
è
la ferita riaperta,
che
non rimargina mai,
bisogna
conviverci,
con
la vita ferita,
non
con la morte,
adesso
mi è chiaro,
la
mia morte non c'è,
non
è nel mio mondo,
non
possiamo convivere,
se
ci sono io non c'è lei,
quando
appare lei io scompaio,
quando
lei sarà qui io non ci sarò,
la
mia morte in realtà non esiste,
non
in contemporanea con me,
la
mia morte in realtà è la mia assenza,
voglio
proprio vederla,
imparerò
ad assentarmi,
comincerò
dal presente,
posso
impararlo,
inizierò
dal lavoro,
mi
assenterò qualche giorno,
no,
posso fare di meglio,
mi
licenzierò,
anzi,
scomparirò e dedurranno,
dovranno
prenderne atto,
il
clima è propizio,
si
è spalancato l'inverno,
l'inferno
lo è già,
ci
si può chiudere in casa,
in
un cinema muto,
in
un caffè a tempo pieno,
nella
nuda rincorsa,
nella
volontà di non cedere,
o
di cedere ovunque,
di
morire di inedia,
di
inerzia,
di
inutilità,
di
indifferenza,
di
assurdo,
un
solido assurdo,
razionale,
convincente,
piacevole,
pratico,
comodo,
persino
economico,
basta
utopie,
basta
stronzate,
voglio
uccidere l'uomo,
voglio
uccidere me,
eliminare
il problema,
per
favore un sonnifero,
la
prescrizione,
cos'è,
l'autorizzazione,
di
chi,
di
uno specialista,
specializzato
in che cosa,
dipende
dai casi,
a
cosa le serve,
perché
le interessa,
non
mi interessa ma devo,
se
non le interessa non deve,
la
legge è chiarissima,
la
sua legge è sbagliata,
non
è mia né di alcuni,
è
di tutti e su tutti,
di
chi è non importa,
ma
se è giusta o sbagliata,
chi
lo stabilisce,
un
criterio oggettivo,
la
verità e la giustizia,
la
verità, la giustizia,
sono
maschere informi
e
hanno i segni del tempo
e
della realtà che le indossa,
la
realtà è il tuo cinismo,
il
cinismo è un vestito,
è
una pelle e un mestiere,
ultimamente
una scuola,
addirittura
un orgoglio,
non
mi compete,
non
è un mio problema,
inoltre
mi è oscuro,
il
buio ti piace,
ti
dona spessore,
non
sia impertinente,
insolente
e sfacciato,
sfacciato,
privo di volto,
perché
no,
non
ho niente da perdere,
molla
tutto e bruciamo,
cosa
le salta,
cos'hai
di più urgente,
di
più vivo e ubriacante,
più
dell'incendio,
più
dell'assenza,
più
della morte,
oltre
che osceno è anche macabro,
basta
giocare,
il
privilegio è scaduto,
non
ci sarà un'altra volta,
non
ci incontreremo mai più,
vai,
presuntuoso,
non
mi serve il sonnifero,
dormono
tutti anche senza,
dormono
e sognano,
la
loro vita è un mio sogno,
la
mia è un soliloquio,
la
figura di un tango,
una
suite dei pink floyd,
un
picasso o un beksinski,
un'epopea
a wounded knee,
col
viso rosso e truccato,
per
la verità è quasi un gioco,
per
me è la mia vita,
la
giustizia non c'entra,
la
giustizia è l'inchiostro,
non
è idea né parola,
è
una macchia sul muro,
la
vanità di un esteta,
che
in rari casi è un poeta,
un
poeta è un bambino,
un
poeta è un selvaggio,
un
poeta è un cadavere,
un
poeta non dorme,
chiude
gli occhi e non muore,
un
poeta non sogna,
ha
visioni e presagi
e
ne elabora i simboli
e
ne estrae la sostanza
con
cui forgia poesia,
marmellata
di idee,
concentrato
di nubi,
sintesi
e soma,
eccomi,
guardami,
sono
pieno di buchi,
sono
logoro e sporco,
stanco
e sperduto,
ma
ho servito la vita,
perlomeno
ho tentato,
e
non è così semplice,
né
scontato né usuale,
né
uguale né innocuo,
io
non credo che la vita sia giusta,
certamente
è imperfetta,
ma
è rarissima e fragile,
dovremmo
apprezzarla,
dovremmo
difenderla,
anche
se poi ci delude,
se
poi ci tradisce,
come
accade ogni volta,
quasi
ogni volta,
quasi,
mi correggo,
dimmi
di noi,
noi
due siamo tre,
pochi
e tantissimi,
siamo
appesi ad un filo,
ci
muoviamo su un filo,
con
un filo scegliamo,
il
terzo filo è la mente,
la
mente è egoista,
non
può essere altro,
vive
il mondo dal sé,
non
può fare altrimenti,
con
ciò ci incontriamo,
intenzionati
ad esprimerci,
ad
estendere gli argini,
a
soddisfare e godere,
ad
evitare il dolore,
dolore
che è vivo,
accanito,
sensibile,
lucido,
onesto,
dolore
che è un fiore,
una
radice,
una
foglia,
un
odore,
un
sapore,
dolore
che vive,
partecipa,
aggiunge,
sottolinea,
potenzia,
noi
due siamo tre,
escludendo
il dolore,
è
così facile e illogico fabbricare un bambino,
semplicissimo
e folle,
è
come uscire dagli argini,
come
accendere il filo,
una
fioca luce ti guida
ma
il filo è bruciato
e
senza filo si è persi,
solo
un dio può resistere,
ma
un dio non ha figli,
un
dio si rinnova,
rinasce
ogni giorno,
un
dio non ha giorni,
non
ha tempo né luogo,
un
dio non esiste,
dio
è un uomo morto,
noi
due siamo vivi,
sintomi
e tutto,
ali
e catene,
materia
e dolore,
non
possiamo evitarlo,
possiamo
smussarlo,
contrapporgli
una fede,
un'ideologia
qualunquista,
una
lenta conquista,
un
sonnifero adulto,
una
droga generica,
un
manicomio domestico,
qualcosa,
qualcuno,
fino
a dove conviene,
tu
sei spendibile,
sei
ancora avvenente,
ti
guarderei denudarti,
guardarti
nuda e integrale,
le
tue forme hanno un senso,
hanno
un nesso con me e col passato,
ma
anche il tempo ti guarda
e
non si accontenta e ti tocca
e
il suo tocco consuma,
ha
toccato anche me,
secoli
fa
e
mi ha trovato puerile
e
mi ha intimato di crescere
e
le sue mani bruciavano
e
le sue dita urticavano
e
le sue unghie hanno uncini
e
non vorrei continuare,
è
tutto chiaro ed esposto,
ti
basta guardarmi,
i
miei buchi mi offendono,
i
miei buchi hanno un peso,
sono
sangue e battaglie,
sono
cuore e perdono,
perché
nessuno mi ha vinto,
ho
gettato le armi,
ho
rifiutato e negato,
rifiutato
e negato,
ciò
che era inutile,
anche
ciò che era utile,
ciò
che era scomodo,
anche
ciò che era comodo,
ciò
che feriva,
anche
ciò che vinceva,
ma
non mi sento un campione,
sono
stato aiutato,
dai
miei buchi e dal vento,
puoi
intuirne il motivo,
la
dinamica e i costi,
il
vento ha infuriato,
la
mia follia ha eretto un muro,
il
vento ha spazzato,
la
sua follia nella mia,
ma
ha attraversato il groviera
e
nessun danno è mortale,
non
so se è un vantaggio ma è ciò che è accaduto,
la
versione poetica
o
metaforica
o
astratta,
se
vuoi la traduco
ma
non è entusiasmante
o
profonda
o
profetica
o
eroica
o
romantica
o
mistica
o
erotica
o
comica,
è
una storia normale,
ma
è la mia e la racconto,
non
ho altro da fare,
non
vorrei fare altro,
essere
fresco d'estate,
caldo
d'inverno,
avere
alberi accanto, un bosco e un frutteto,
un
fiumiciattolo intonso,
il
minestrone nel piatto,
gli
esseri umani distanti,
a
parte un amico e una figlia,
anche
loro distanti ma raggiungibili e attesi,
potrei
scrivere un libro,
potrei
leggere il mondo,
potrei
reggerne il peso,
avrei
tempo per tutto,
tutto
è toccante,
avrei
una casa e una madre,
una
pistola e altri dei,
dei
naturali,
dei
minuziosi,
concreti
e attinenti,
raggiungibili
e onesti,
ma
soprattutto mortali,
sono
miei desideri,
sono
folti e ingombranti,
ne
ho tralasciato qualcuno,
scordato
qualcuno,
qualcuno
nascosto,
è
una solida prassi,
una
pelle e un vestito,
io
non sono un campione,
mi
difendo e galleggio,
mi
dimeno e respiro,
poco,
in
superficie,
senza
brividi o scosse,
ho
imparato a resistere,
a
ruotare sui minimi,
a
indurirmi e a ribattere,
diventare
un diamante,
o
di gomma,
o
un chilometro scarso,
o
un litro quasi pieno,
una
quasi speranza,
una
quasi salvezza,
una
quasi fortuna,
mi
rincorre qualcuno,
mi
insegue,
qualcosa,
mi
rifugio sul tram,
la
velocità,
la
distanza,
l'alleanza
del branco,
la
protezione dei simili,
la
protezione dai simili,
il
paradosso svelato,
l'odore
è di stalla,
di
cuoio conciato,
di
fieno in fermento,,
nessuno
mi guarda,
mi
regalo un sorriso,
niente
di umano,
una
rapida intesa,
nessuno
mi vede,
ho
un biglietto per l'ovvio,
si
ritorna da scuola,
si
rintana per sera,
la
stanchezza è un mestiere,
una
bussola impropria,
un
giudizio affrettato,
un
bambino si scherma,
una
madre lo affaccia,
“chiedi
al mondo una sedia”,
“io
non voglio vederlo”,
“questo
mondo è una gabbia”,
“il
mondo è un porcile”,
il
mondo è una stanza,
il
mondo è una scienza,
chi
scende e chi sale,
il
mondo è un impiego,
una
realtà a tempo pieno,
un
corrersi incontro,
qualcuno
mi cerca,
qualcosa
di logico,
inarrestabile,
immobile,
umile,
clinico,
totale,
definitivo,
l'autista
ha frenato,
un
bambino apre gli occhi,
una
mamma lo cura,
“non
avere paura”,
“voglio
vederlo”,
voglio
vedere il pericolo,
“il
pericolo è ovunque”,
“perché
mi hai creato”,
così
sono sceso,
quando
atterro è già sera,
il
misfatto è nell'aria,
la
vita è una gabbia,
la
città è un suo recinto,
io
ho questo peso,
ho
un dolore ad un polso,
una
realtà a tempo pieno,
mi
segue da mesi,
vuole
dirmi qualcosa,
io
non afferro,
c'è
una scalinata,
sale
dentro al buio,
la
sorpresa
nel
buio
dei
tuoi baci di amante,
il
ricordo e la fede,
l'universo
è finito,
il
bambino apre gli occhi,
il
pericolo è ovunque,
madre,
sei tu,
madre,
ho paura,
chi
ha nutrito quel buio,
chi
lo ha svezzato,
chi
lo ha reso mio padre,
il
dolore mi è noto
ma
non so chi lo ha in grembo,
non
so se mi senti,
se
sentirmi è un dovere,
perlomeno
per me,
io
ne ho bisogno,
e
il bisogno è un dovere,
in
me lo diventa,
così
salgo il buio,
mi
appresto a sentire,
mani
di vento,
un
gelido autunno,
una
luce brumosa,
una
pioggia di foglie,
l'audace
sorpresa,
in
un fertile buio,
dei
tuoi languidi baci,
i
tuoi baci privati,
l'universo
è svanito,
precipitiamo
nel vuoto,
saldamente
abbracciati,
allacciati
alla vita,
senza
volerlo,
senza
neanche saperlo,
per
una fede o una volontà che ignoriamo,
ma
che ci genera entrambi,
persino
insieme e abbracciati
e
allacciati alla vita,
in
un buio che è sesso,
in
un buio che è adesso,
mentre
azzanno le scale e ti vedo apparire,
vestita
di bianco e di immobile attesa,
ti
scavalco e mi fermo,
da
quale sogno sei emersa,
da
un'arcaica visione,
anche
tu come me,
tremolante
e spettrale,
ti
attraverso e mi fermo,
mi
volto e riappari,
come
sei quando dormi,
quando
ami e non muori,
non
c'è modo di aprirti,
o
di cancellarti,
di
sottrarti alla notte,
di
impedirti di nascere,
di
volere me e il mio deserto,
il
deserto dell'uomo,
sei
in anticipo,
il
tempo è finito,
o
se vuoi è all'infinito,
punti
di vista,
sei
gelata,
cerchiamo
un riparo,
©
loriss.