SEDUTO SUL VUOTO



Ho visto molto dell'uomo
non mi aspetto sorprese
semmai soluzioni

unghiate sui vetri
ma è soltanto un esempio
o vomitare una bomba
ma è grossolano e diretto
o tranquillamente fermarsi
sedersi sul vuoto
aderire al profilo
non muovere un muscolo
affidarsi al respiro
allentare il controllo
dipanare la mente
sciogliere i nodi

il vuoto la plasma

ammirarne i ricami
riavvolgerla in pillole
scariche elettriche
allucinazioni spontanee
tentennamenti
scombussolamenti
frenesie
epilessie
assestamenti biologici
raggelanti paralisi
delicatissime gioie
intuizioni
ardimenti
paure
empatie
e tutto il resto del cerchio che compone l'umano

perché umano è ingombrante,
umano è aggressivo,
umano è violento
e dovrà depurarsi,
umano ovviamente è incosciente,
o non sarebbe anche il resto,
umano è anche folle,
o non violenterebbe se stesso,
quindi anche io,
persino tu,
donna dei boschi,
madre degli ultimi,
hai lo stesso genoma,
o non saresti mia moglie,

la prima volta che volli,
non solo me ma il tuo mondo,
il tuo mondo nel mondo
e volendolo aprii,
e mi schiusi alla vita,
rendendomi chiaro e accessibile,
perciò vulnerabile,
come quando si è vuoti
e anche l'aria è eccessiva,
io che ho mangiato per noia
e per rinfocolare il piacere
e per gli stessi motivi ho desiderato di averti,
due bambini e l'amore,

poi ci siamo seduti,
lascivamente sdraiati,
tu in riva al mare,
io in groppa al mondo,
io nell'inconscio,
io dentro al buio,
ho ingoiato un diamante,
un veicolo chimico,
una fonte di luce,
lsd,

in grembo all'inconscio,
nelle braccia del mondo,
alla corte del sole,
la terra era terra,
il mare era mare,
l'orizzonte era luce,
io percezione,
tu non lo so,
eri chiusa in un uovo,
costruivi te stessa,
io non lo so,
io non sono tornato,

sono sceso dal mondo,
anche il mondo era un uovo
e non so dove andare,
non so cosa fare,
non ho fame né sonno,
sono dimagrito,
sono infreddolito,
sono allucinato,
la mia mente è un travaglio,
partorisce disturbi,
uova pletoriche,
raffiche umane,

ogni tanto una perla,
l'illusione di un dio,
l'emozione dell'alba,
l'idea della fine,
un pensiero centrale,
un uccello randagio,

erano i giorni del caos,
come ancora adesso e domani,
come sempre qui e altrove,
non avevo fiducia ma sentivo il bisogno,
il bisogno è una guida,
il bisogno è un tiranno,
combattevo il tuo ma reagiva,
mi soffiava negli occhi,
il dio del vento e degli occhi,
non potendo vedere io guardai dentro me,
la distanza era breve,
la fatica accessibile,

guardai nell'umano
e ciò che vidi era orrendo
e ciò che non vedevo era enorme
e ciò che mi colpiva era aguzzo
e ciò che mi sfuggiva era immobile
e ciò che pensavo pensava
e alimentava il pensiero
che forgiava il mio mondo
che plasmava me stesso
che inscenava una vita
che non ero io ma un impulso,
che non ero io ma una regola,
un insieme di regole,
lo stampo umano,
il dna della specie,

che se sono io in quel momento l'ho odiato,
troppo fallibile,
corruttibile,
incompleto,
contaminato,
sbagliato,
interpellai il polo tecnico,
riparare è impossibile,
i prodromi,
gli esperti,
i filosofi,
i saggi,
ognuno per sé,
niente di nuovo,

così sono sceso,
senza scegliere niente,
non ho costruito mai niente,
né un romanzo né un letto,
se ho dovuto ho comprato,
per comprare ho venduto,
quasi sempre me stesso,
qualche volta il calore,
la serenità,
la violenza,
ma il sentimento è testardo,
la sua catena è robusta,
non ho saputo spezzarla,

ho divagato per anni per non ammettere a me,
in seguito a te,
che ciò che ho perso era inutile
e ciò che ho dato era scomodo
e ciò che ho avuto mi ha illuso
e ciò che ho perso era il tempo,
era ieri e domani,
ciò che ho perso era umano,
era simile a polvere,
simile al vento,
all'idea della vita,

poi nella notte,
in un imprecisato presente,
due o più voci si innalzano,
si fronteggiano in volo,
si aggrovigliano in vortici,
monopolizzano l'aria,
mi colpiscono i timpani,
due persone in conflitto,
che hanno fiato da urlare,
l'intenzione di farlo,
l'illusione che serva,
che qualcuno li ascolti,
che sia pronto a capire,
addirittura a cambiare,

basta,
disturbate il mio sonno,
chissenefrega,
non rompere,
risposta sbagliata,
il sonno è importante,
lo affermava anche euclide,
il famoso teorema,
un buon sonno è la base,
il riposo è l'altezza,
diviso due siete voi,
una coppia di idioti,
il primo colpo è per lui,
il secondo è per lei,
mentre inorridisce del primo,

la mia mente ora è lucida,
troppo sangue sui muri,
troppa gente per strada,
troppo traffico umano,
l'aria è inquinata,
l'acqua è una fogna,
il cibo è di plastica,
se qualcosa è sbagliato va estirpato alla base,
lo sanno anche i muri,
i futuri padroni,
famigerati assassini,

io mi muovo da solo,
di solito a piedi,
ho una bici ma costa,
a me e al sistema ecologico,
può sembrare un eccesso,
ma anche il minimo impatto in molti casi è eccessivo,
resto fermo da solo,
come dentro una favola,
adamo ed uva, ad esempio,
o castore e pollice,
o un qualche principe insonne,
perennemente assonnato,
fragile e inutile,
perché è così che ha deciso
e la decisione è sensata
ed è maturata nei secoli,

veglio da solo,
spirito e corpo,
pregi e difetti,
vantaggi e svantaggi,
le nuvole e il mare,
di notte le stelle,
quando posso nell'alba,
la magia della luce,

mi aspetto un miracolo,
nel frattempo partecipo,
mi organizzo il calvario,
ho una scelta vastissima,
potenzialmente infinita,
ma sono spesso indeciso,
ho troppo da perdere,
troppo di me,
troppo,

organizzo il dolore,
lo rendo fruibile,
ossia sopportabile,
non mi avvicino a nessuno,
non permetto a nessuno,
ciò che resta è il mio mondo,
la fatica e una pausa,
rifiutandone una m'innamoro dell'altra,
più o meno è normale,
penso a me stesso,
penso a sopravvivere,
in fondo è normale,
è vita vera,
vita pensata,
un lago un puledro una mezza luna settembre,
giochi di luce,
l'incontro coi sensi,
scabrosità e morbidezze,

puntualmente è la donna,
la speranza violata,
non soltanto l'ho illusa,
l'ho tradita e ferita,
lei ne è convinta,
le ho promesso un bambino,
le ho appioppato me stesso,
così, come un frutto immaturo,
così,
immaturo e già marcio,

all'inizio era un gioco,
sembrava magia,
perlomeno a me,
non so esattamente cosa è stato per lei,
buffo o intrigante,
coinvolgente,
radicale,
forse ossessionante,
io di sicuro,

ho visto onde incontrarsi e non mischiarsi tra loro,
ho visto molto dell'uomo,
quasi niente di umano
ed io non lo sono,
non lo sono più
o non lo sono mai stato
e mio padre non torna
e non tornerà più a casa sua,

me ne andai dalla casa,
era un cubo gigante
ed io ero troppo solo
e amavo troppo la mia solitudine
per affogarla svestita in quel tripudio di muri,
labirinto di muri,
turpiloquio di muri,
tubi sottotraccia,
cavi bocchette paratie serramenti,
occhi chiusi sul mondo,

mi riversai in grembo al mare,
in questa oscena città che è sdraiata sul mare,
grava sul mare,
in cui nessuno sa accogliermi
o sa realmente chi sono
o è interessato a saperlo,
compreso io che lo penso,
che penso sui muri e lo interpreto,
io che lo sono,
ma oggi è diverso,
oggi è il presente,
il presente è salvifico,
il presente consuma,

nel presente ho una figlia,
anaya è il suo nome,
figlia dell'africa prima ancora che mia,
la figlia eccellente che ogni padre vorrebbe,
quasi ogni padre,
l'eccezione come sempre è in agguato,
mimetizzata in me stesso,
vado a prenderla a scuola,
la scuola è una nuvola,
è abbarbicata su un atomo,
l'atomo è solido,
il suo moto mi genera,
genera anaya,
che si addensa negli occhi,
egemonizza lo spazio,

i suoi occhi improvvisi,
due,
alieni,
improbabili,
inconcepibili,
assurdi,
due punti di inchiostro,
di tempo,
di spazio,
di esatto,
l'africa nuda è precipitata in europa,

sei una meraviglia,
grazie, anche tu sembri in forma,
come sta nostra madre,
la mamma sta meglio,
si difende,
prova a cancellarti,
non sono io il suo problema,
no, ma nemmeno la aiuti,
non vuole il mio aiuto,
secondo te cosa vuole,
ciò che conta non è cosa vuole
ma ciò che ottiene volendo,
cioè,
volere è già sbagliato a priori,
addirittura lei vuole per me,
vuole al mio posto,
e ottiene il dissenso,
mi ha allontanato da te,
anche se in fondo è un vantaggio,
per tutti e tre,
ci incontreremo in sua assenza,
comunque è mia madre,
in qualche punto del tempo anche lei è stata magica,
o non mi avrebbe sedotto,
purtroppo crescendo è cambiata,
è precipitata nei fianchi,
non parliamone più,
dove mi porti,
dipende,
i tuoi adorati dipende,
esatto,

è un equilibrio di forze,
quando sono da solo a quest'ora mi muovo,
pedalo,
poi cammino,
un po' nuoto,
un po' volo,
anche se in quest'ultima manco,
anzi, mi riesce malissimo,
in verità non funziona,
ho troppi pesi aggrappati,
io sono uno,
tu sai volare,
devi solo scoprirlo,
è un riequilibrio di forze,

sono spesso da solo e decido per me,
oggi è diverso,
la tua voce ora è qui,
nella grotta dei timpani
e mi mormora il sangue,
il punto di equilibrio è sensibile,
è sensibilmente cambiato,
il mio equilibrio è gasato,
effervescente,
scomposto,
versatile,
adunco,

è l'equilibrio di un atomo,
un equilibrio dinamico
che mi spinge al confine
e si intreccia col tuo
per crearne uno nuovo,
e condivido con te molte cose,
tra cui il cuore aperto
e la facoltà di sbagliare
e il minestrone cremoso
e se insisti anche un tè
mentre io bevo solo acqua,
di fonte o di pozzo,
e condivido con te specialmente i difetti
e se mi è possibile tutto,

tutto,
più che posso,
boschi e foreste,
acque dolci e salate,
montagne e deserti,
sorrisi e segreti
e se vorrai anche i misteri
e se non sarai ancora sazia,
e non lo sarai,
indagheremo l'amore,
la possibilità di evocarlo,
di lanciargli un'occhiata,
di sorprenderlo nudo e indifeso,

per provare,
non dico a comprenderlo,
ma perlomeno ad ammetterlo,
ad accertarci che esiste,
non so se mi spiego,
sembra non esserci amore in questo illogico mondo,
l'umanità non lo calcola,
chi ha il potere lo ignora,
chi ha il dovere è impegnato,
chi ha il piacere è distratto,
l'amore è un diritto,
l'amore è un dovere,
è una conquista matura,

non c'è traccia d'amore in questo stupido mondo,
c'è egoismo,
soliloquio,
sproloquio,
affettazione,
piacere,
il pensiero di base è più o meno il seguente,
io per me sono l'unico,
anche perché sono l'ultimo,
la cosa più bella e più importante del mondo,
la sola cosa importante”,
e ciò che nell'istinto è scusabile
nell'intelligenza è senz'altro una colpa,

il vivere umano che è istinto e ragione,
nell'istinto l'egoismo è la regola,
sopravvivere,
nella ragione è senz'altro un errore,

ma ancora più a monte,
la causa di tutto,
è l'ignoranza di sé,
il proprio posto nel mondo,
il tuo posto qual è,
mettere in ordine il mondo,
il mio posto qual è,
occuparti di tutto,
tutto è gigante,
è un unico tutto,
non lo puoi suddividere,
o ne morirà,
di conseguenza anche tu,
padre, ho capito,
non ne dubito,
ma capire non basta,
bisognerà realizzarlo,

dove mi porti,
in un deserto emergente,
che è la metà del pianeta,
l'altra metà,
l'altra metà è fuoco e pietra,
amo la pietra,
idem, sorella,
la pietra e le nuvole,
il fuoco,
il fuoco è un bisogno,
mi riporta nel tempo,

avevo si e no la tua età,
era inverno inoltrato,
fuori era freddo ma nel corpo era caldo,
ora è solo freddo,
capisci cosa intendo,
non ne sono sicura,
sembravo un cucciolo innocuo ma ribollivo di lava,
poi il tempo mi ha spento,
ora è diverso,
sembro un dio ragionevole,
ma è solo la morte che avanza,
non ne sono sicura,
che vuoi dire,
non sei ragionevole,
a me non lo sembri,
cosa ti sembro,
un dio che si arrangia,
si, mi assomiglia,
che si arrabatta e si arrangia,
perdonami,
no, ti ringrazio,
la sincerità è necessaria,
ci smussa l'orgoglio,
il mio è di piacerti,
il tuo è di comprendermi,

ma ora avrai fame,
ti porto a mangiare,
cosa gradisci,
un intruglio dei tuoi,
i miei intrugli ringraziano,
non li hai chiamati brodaglia,
minestrone di ceci,
con ortica e cus-cus,
voglio correre il rischio,
ben altri rischi correrai accanto a me,
per esempio,
per esempio il pensiero,
che comporterà solitudine,
per esempio il non fare,
che comporterà introspezione
e frugalità e altra solitudine,
la solitudine è buona,
la solitudine è ottima,
l'introspezione è essenziale,
ma sprigiona energie che non tutti sopportano,

io lo so bene,
per esperienza diretta e per deduzioni intuitive
e tutto quello che so potrebbe essere invano,
completamente sbagliato,
e può accadere domani,
al risveglio dal sonno,
o ancora prima stanotte,
direttamente nel sogno,

è come essere nati in una piccola isola,
generazioni di umani l'hanno esplorata al millimetro,
rivoltato ogni sasso,
abbattuto ogni albero,
estirpato ogni arbusto e filo d'erba e silenzio,
ma non ne sono mai usciti,
non sanno niente del mare,
nessuno di loro si è mai avventurato in quei vortici,
tronchi leggeri scavati in piroghe,
una pesca costiera rispettosa e prudente,
questo è tutto,
nessuno di loro ha calpestato altra terra,

il mare è il confine,
il mare è la fine,
il mare è infinito,
per i poeti è infinito,
per gli scienziati è mistero,
è dio per chi ha fede,
il mare che è ovunque,
che ovunque è lo stesso,
tu sei il poeta,
tra gli umani il poeta,
tra i poeti un mistero,
tra i misteri il più urgente,
e non l'ho ancora risolto,
perché in fondo è lo stesso,
sono un essere umano,
dall'inizio alla fine,
un'isola brulla
in sconfinati miraggi di incomprensibile nulla,
e non lo posso cambiare,

cosa puoi farci,
posso farti una zuppa,
posso variare ingredienti,
di ceci ed ortica,
un minestrone ricchissimo,
cremoso al cus cus,
lo prepari spesso per te,
quotidianamente,
è come nicole kidman nei film,
riempie lo schermo,
è un'attrice,
è una nube d'autunno accarezzata dal vento,
cosa ci metti,
alga di mare,
poi bieta, cavolo nero, cipolla, carota, zucchina,
e ceci bianchi lessati e cus cus integrale
e un ingrediente segreto,
scommetto affettuoso,
non ti nascondo mai niente,
dimmi l'inizio,

l'inizio,
prima di nascere,
dov'ero e cos'ero,
ero nel seme
o ero nell'uovo
o ero in entrambi
o in nessuno dei due,
in entrambi, è la risposta più logica,
in entrambi,
in due luoghi diversi,
separati,
lontani,
credo di no,
la più logica sembra essere l'ultima,
in nessuno dei due,
sono nato nell'atto,
che vuol dire nell'atto,
hai ragione,
devo essere chiaro,
sono nato nel sesso,

prima ero niente,
non pensiero e non corpo,
poi due sessi si incontrano,
casualmente,
meccanicamente,
in un contesto impulsivo,
scivoloso,
animale,
agitandosi un po',
disattivando i controlli,
invalidando la logica,
mescolando ingredienti,
dando vita a una zuppa,
il qui presente tuo padre,
un accidente emotivo,
che per i primi vent'anni ha vissuto ignorando,
ignorando che cosa,
principalmente me stesso,
la sostanza e i concetti,
cosa implica vivere,

per trent'anni ho dormito,
poi ti ho sognato,
poi sei arrivata,
avrei dovuto allevarti,
avrei dovuto proteggerti,
volevo fare di più,
volevo essere in gamba,
non necessariamente il migliore,
nel mio settore è impossibile,
non ci sono classifiche,
ma sognavo di eccellere,
un ex-aequo di primi,
volevo essere unico,
il concentrato di tutto,
incomprensibile ai molti,
consacrato alle altezze,
all'enormità,
all'indicibile immenso,
a profanarne i segreti,

ma svoltando a un incrocio ho scontrato la vita,
tutta addosso in un attimo
e mi ha respinto in un angolo,
rimbalzato in un angolo a meditare sui fatti,
a riordinare il mosaico,
a stabilire i confini,
il tuo confine qual è,
il mio confine è interiore,
il mio confine qual è,
il tuo mi scavalca,
confine e privato,
urlo notturno,
una campana lo assolve,
il pianto di un bimbo,
il sorriso di un bimbo,

e mi accorsi più tardi,
cadendo in terra e poi germogliando,
che il bambino eri tu,
che eri una bambina,
non mi appartenevi ma in qualche modo eri mia,
avrei dovuto accudirti,
contribuire a formarti e a spiegarti la vita,
quanto basta a impazzire,
in molti modi diversi,
a uno come me soprattutto,

il minestrone ti piace,
è gustoso,
come,
ricco e cremoso,
come,
come un abbraccio,
come,
così,
.....
.....
grazie,
grazie a te,
posso farlo ogni giorno se vuoi,
potrebbe piacermi,
ma devo metterti in guarda,
mi manca sempre qualcosa,
è come un morbo incurabile
o un prezioso talento,
se leggo un buon libro,
mi manca qualcosa,
se passeggio in un bosco,
mi manca qualcosa,
se nuoto nel mare,
mi manca qualcosa,
se raggiungo il confine,
mi manca qualcosa,
se il confine è reale o se il confine è fittizio,
mi manca comunque qualcosa,
mentre tu non mi manchi,
ed è un dono magnifico,

sono pieno di te,
questo è il mio limite,
non posso vivere in due,
non ne sono capace,
sono pieno di me,
me da scoprire,
esplorare,
conoscere,
insistere,
usare,
impugnare,
ammorbidire,
accettare,
me prigionieri,
me irrefrenabili,
timidi,
arrembanti,
abitudinari,
imprevedibili,
lucidi,
pazzi,
maturi,
puerili,
gioviali,
scostanti,

e ho perso il conto degli altri
perché in fondo è un tutt'uno
e anche gli ultimi e i primi
e gli sconosciuti
e gli ignorati
e i preferiti
e i campioni,
mentre tu sei già oltre,
fuori,
sopra,
unica,
incomparabile,
inequivocabile,
inqualificabile,
esatta

e non ho modo di perderti,
per quanto io provi
e perseveri
e mi accanisca
e mi graffi
e mi amputi
e preghi
e maledica
e lusinghi
e mi inginocchio sul vuoto
ed anche il vuoto riflette
e ciò che riflette sei tu,
la tua vivida immagine,
amplificata e indelebile e assolutamente fatale,

squilla un telefono,
un aggeggio moderno considerato uno “smart”,
cioè intelligente,
ma è un'ironia degli americani suppongo,
secondo loro anche la bomba ha un cervello,
su chi la costruisce personalmente ho dei dubbi,
su chi la sgancia purtroppo ho certezze,
il telefono insiste,
il mio è intelligente,
mi è stato donato a natale,
si è chiuso in un cassetto e non intende lasciarlo,
è l'attrezzo di anaya a vibrare,
il mio non vibrava,
non ha potuto impararlo,
l'ho stroncato sul nascere,

è la mamma,
rassicurala,
sono qui con papà,
a casa,
non sono in pericolo,
mi ha pregato di dirtelo,
lui non è una minaccia,
per me non lo è,
stai serena,
abbraccia zorro per me,
se non torno accudiscilo,
avrà bisogno di te,
trattalo bene,
come fossi io o il tuo barbone,
come fossi tu o il tuo padrone,
di sicuro ritorno,
ma con te starà bene,
starete benissimo insieme,
addio,

se le tue parole hanno un peso non l'avranno aiutata,
ha bisogno di vincersi,
mi hai insegnato a infierire,
dito nella piaga,
le parole hanno un corpo,
per chi le ascolta anche un'anima,
ora stai attenta,
è una frase del papa,
il dio in terra attualmente al potere,
bergoglio, un uomo modesto,
da un calendario in edicola,
settembre e ottobre,
cito testualmente,
bisogna custodire la terra
affinché possa continuare ad essere,
come dio la vuole,
fonte di vita per l'intera famiglia umana”,
sembra una frase corretta,
giusta,
quasi ispirata,
ma è di una violenza terribile,

stai attenta,
analizzala bene,
lui sostiene con forza,
con assoluta certezza,
l'esistenza di un dio,
non solo, del dio in cui lui crede,
che rappresenta sul popolo,
ma non si limita a questo,
lui sa cosa vuole quell'autentico dio,
quel dio conclusivo e esclusivo,
ma il concetto più estremo,
più violento e sbagliato,
è nell'ultima frase,
in cui afferma l'uomo e se stesso,
l'antropocentrismo imperante,
cioè che la terra è per l'uomo,
palestra e dispensa,
che l'uomo è il suo fine,
della magica terra,
mentre in realtà è la sua fine,
povera terra,

questo è ciò che ho letto io del pontefice,
quelle sue parole hanno un corpo,
lo attribuisce l'artefice,
ma l'anima è multipla
ed è in mano a chi ascolta,
io le ho ascoltate con cura
e ne ho estratto un carattere,
per tua madre è lo stesso,
andrà alla polizia
o correrà qui anche in pantofole
o chiamerà chi l'ha visto
o accompagnerà zorro nel parco
o si pentirà di esser nata
o di avermi creduto
o di avermi ceduto,

ma nella realtà non ha mai ceduto una volta,
non ha mai creduto,
e tu le stai insegnando,
avrai i tuoi motivi,
auguri,
è mia madre,
cosa importa,
è un valore,
lo è per te o per qualcuno,
non lo so, è fuori campo,
col tempo imparerai,
io non voglio ferirti,
ma sei vulnerabile,
finché avrai una madre
e una casa
e un pensiero specifico
e il destino di un cane
e il tuo proprio destino
e il destino del mondo,
anche tu sei mortale,
come tuo padre e la morte,

esatto, adesso lo sai,
anche la morte è mortale,
morirà con la vita,
se non ci sarà vita neanche la morte accadrà,
l'ho scoperto qui e adesso,
è sempre stato presente,
sempre visibile,
ma non l'avevo mai visto,
mai così a fuoco,
con la chiarezza di un lampo,
con la certezza assoluta,
grazie anche a te e ai tuoi silenzi,
grazie a te e alla mia croce,
che non si stanca di infliggermi,

anche tu hai le tue piaghe,
io le coltivo,
nella tempesta le semino,
in amore raccolgo,
tu sei una semina,
la mia piaga più aperta,
la mia preferita,
la più preziosa e istruttiva,
e distruttiva e letale,
ma non posso evitarlo,
anch'io sono nato,
può sembrarti strano ma è un fatto,
sono stato al tuo posto,
sono stato un bambino,
un figlio, un nipote, un fratello, un soldato,

poi ho ucciso tutto,
poco alla volta,
e nel frattempo nascevo,
più forte e selvaggio,
più profondo e intuitivo
e per questo più solo,
ma non è mai stato un problema,
o forse lo è stato all'inizio,
ma col tempo ho capito ed è diventato un valore,
adesso se vuoi te lo insegno,
ti insegno a morire,
a morire all'infanzia e a rinascere adulta,
a forgiare te stessa con l'istinto del killer,
padre,
poeta,
umanissimo amante,
feroce assassino,
io lo voglio imparare,

poi siamo scesi,
non si vive senz'aria,
senza volontà,
senza un peso terreno,
che sia atomico o elettrico,
grossolano o sottile,
ingombrante o discreto,
marginale o centrale,
astratto o concreto,
assillante o gradevole,
in una sola parola, accettazione,
accettare di vivere,
è il mestiere che imparo e se posso lo insegno,

poi siamo usciti,
digerire è essenziale,
poi assimilare,
poi avere fame,
la vera fame,
che non è avidità,
non è piacere,
non è abitudine,
nemmeno noia
o stanchezza
o il terrore del vuoto,

poi abbiamo ucciso,
abbiamo inciso una traccia,
vista dall'alto è una scia,
inizialmente una pietra,
poi un vegetale,
un animale,
un umano,
poi il capitale,
poi il madornale,
poi il personale,
poi l'incoscienza,
poi è toccato alla madre,
eva, una storia finita per me,
procrastinata da strascichi,

trafelata ci ha raggiunti in un vicolo,
un rantolo cieco,
era rossa e affannata,
invecchiata e scomposta,
con le mani gestiva,
indicava se stessa,
poi me poi il peccato,
poi sentiva qualcosa,
poi immaginava,
non credeva a se stessa,
non portarmela via,

anaya era fredda,
io avevo sonno,
ero stanco dei vicoli,
delle aggressioni verbali,
di ogni umana violenza,
non porto via niente”,
ma non ero convinto,
non che volessi
ma semplicemente impazzivo,
il suo volto era comico e al tempo stesso eccessivo,
minaccioso e insolente,
poi l'ho visto svanire,
fondersi al buio,
al silenzio,
all'universo insensibile,

nella scena seguente sono immerso nell'acqua,
nuoto accanto alla luna,
è tremolante e ondulata,
sono intirizzito,
sono ciò che sono,
sono non so dove,
ho visto troppo del mondo per cercare risposte,
cerco me e soluzioni,
la riva,
vigorose bracciate,
il calore interiore,
l'animale e una porta,
un'uscita qualunque,
un qualunque pensiero,
una scena incoerente,

nella prossima ho freddo
e so di avere una casa
e che qualcuno la abita
e somministra il calore
e verosimilmente anche il cibo
e non vorrei disturbare
ma mi sconvolge un ricordo,
un'immagine nitida,
un volto straziato,
una maschera rossa,
gocciolante dolore,
poi la scena di un bacio,
la mia prima volta nel sesso,
lei che nel mondo è di casa,
io di passaggio,
non preoccuparti per me,
io non raggiungo l'orgasmo,
io poco più di un bambino,
non sapevo di lei,
di dover preoccuparmi,
l'orgasmo,
chissà se si cura,
e adesso che ho tempo,
che saprei cosa dirle,
che senza neanche sfiorarla raggiungerebbe l'oceano,
non riesco nemmeno a guardarla,

mentre anaya correva,
corre tutt'ora,
si è voltata da me,
dal mio sangue scoperto,
ed ha imboccato correndo una strada,
un sentiero del mondo,
uno dei tanti in discesa,
una ferita insanabile,
e col suo passo elegante ha ingoiato la strada,
o la strada vorace ha ingoiato i suoi passi,
non è tornata mai più,
non qui da me,

che non ho mai saputo aspettare,
con le mie sane abitudini,
che non sopporto il disturbo,
con le mie abitudini insane,
che mi mantengono in piedi,
in precario equilibrio,
ma è la rinuncia a salvarmi,
saper dire di no,
soprattutto a me stesso,
che stranamente attualmente ho un lavoro,
bisogna esserne fieri,
essere grati,
è la ricetta dell popolo,
io non lo sono,
io non gioco col popolo,
io non lo sono,
io sono un ospite,
casomai un testimone,
un alieno,
un meticcio,
un fuggiasco,
un intruso,

è un lavoro assillante,
16 ore ogni giorno,
che si protraggono, a volte, fino a 24,
se anche dormire e sognare hanno un risvolto poetico,
se ci finiscono dentro,
7 giorni su 7,
365 in un anno,
vivere stanca,
esserci, stanca,
come essere dio
e un angelo ribelle
e un peccatore incallito
e un immacolato neonato
e uno spettatore impotente
e un giudice netto e inflessibile
e un genitore paziente emotivamente coinvolto
e un giocatore di dadi
e un inclemente aguzzino

mentre il tempo è una lama
e la società è un treno in corsa
e anche il tempo è sul treno
e la società ha i suoi coltelli affilati
e le sue aguzze risorse
e mi rotola addosso
e ho imparato a non piangere,
anche il tempo in qualche modo è istruttivo,
distruttivo e istruttivo,
e con me è stato prodigo,
in un senso e nell'altro,
la medaglia e il rovescio,
un momento via l'altro,
consapevole o meno,
ho imboccato l'autunno,
la stagione matura,
preludio all'inverno,
il riequilibrio interiore,
in preparazione alla morte,
una stagione via l'altra,
caratteristiche ognuna,
se ho preferenze è un momento,
una debolezza senile,

signore e signori,
bercia oscena una voce,
avvicinatevi al banco,
non siate timidi o onesti,
non c'è motivo di esserlo,
sono qui per sorprendervi,
ho una primizia per voi,
appositamente per voi
dagli stati uniti d'america,
furbescamente e con gioia
vi ho importato una chicca,
non esitate a comprare,
potrebbe essere l'ultima,
una stratosferica chicca,
una chicchissima atomica,
voilà,
una cornucopia di inutili,
i campioni del mondo,
non tentennate,
siate primi e tenaci,
siate cinici ed avidi,
perché l'ultimo è un fesso,

è un imbonitore statale
uno spacciatore privato,
un millantatore seriale,
non saprei precisare,
parlano tutti straniero,
un inglese scolastico,
non ho distinto un accento,
è una giornata assolata purtroppo,
mi si addice più il grigio,
il piovigginoso,
l'annoiato sbadiglio,
mi assomiglia di più,
un cappuccio e un ombrello,
mi rendono anonimo,
quasi invisibile,
quasi a mio agio,
non so se è il carattere
o uno stato d'animo mobile
e se il carattere è immobile,
mi sembrano frottole,
più che immobile è statico,
cristallizzato,
imbolsito,
ottenebrato,
letargico,
avulso,

una signora mi abborda,
forse signorina,
vende mercanzia,
paga bene e in natura,
che lavoro hai,
perché vuoi saperlo,
se puoi pagare per sciogliermi,
ho il lavoro del falco,
dopo una cert'ora il lombrico,
quando il pericolo è acuto,
che schifo,
ti sbagli,
è un animale esemplare,
dovresti conoscerlo,
se vuoi te ne parlo,
te lo presento dal vivo,
che orrore,
al contrario,
è un esserino socievole,
garbato e utilissimo,
e cambia sesso agilmente
e non inquina e non sporca,
al contrario,
rende il mondo un giardino,
è un essere viscido,
è un fenomeno magico,
se lo tagli in due non si offende,
anzi, diventano due e si moltiplicano,
sei indelicato,
lei prende un granchio signora,
sono come un cristallo,

cara signora, signora carissima,
o forse è una ina,
o più probabilmente è una otta,
io non sono nessuno
e non le sputerò in nessun piatto,
perciò la perdono
e farò di più e persino il meglio,
le fornirò un indennizzo,
una quantità di sapere,

devi sapere che ho buio,
ma che ogni tanto mi illumino,
non lo so, leggo il buio
o mi imbatto in un lume
o mi inciampo in un libro
o in un canale tematico
ma che non sia pornografico,
canale 5 per esempio è uno sconcio,
per questo lo salto,
mi appassiona la scienza,

anche darwin per esempio apprezzava i lombrichi
e cleopatra di più, li adorava,
li ha dichiarati sacri e profetici,
e aristotele il saggio li considerava intestini,
viscere della terra” per la precisione ontologica,
e sant'agostino da norcia
e san francesco è scontato
e perché no garibaldi,
ci scommetto una gamba,
è arrivato in sicilia per ammogliare un lombrico,
l'ho letto su un sito,
vu vu vu punto gnocchi,
una comicità surreale ma puntigliosa e informatica,

devi sapere che ho tempo
e che lo utilizzo per crescere,
che non vuol dire ingrassare
ma esercitare la mente,
ginnasticarla e allenarla per armarla di muscoli,
perché vivere storpia
e bisogna proteggersi,
vivere sporca
e anche tu vuoi infangarmi,
ma ho con me un detersivo,
il mio amore per GAIA,
la dea terra fanciulla,
perennemente sfruttata e abusata e insozzata,
eternamente sognante,
delicata e indifesa,
unica,
irripetibile,
affranta,
morente,

come vedi ho un filosofo,
non posso pagarti,
nessuno mi paga,
il denaro mi schifa,
non mi serve per crescere,
non mi aiuta a capire,
anzi, è un ostacolo e un peso,
ma tu mi soppesi,
vuoi misurarmi,
ponderarmi i testicoli,
scannerizzarmi il cervello,
vuoi sentire che ho torto,
ma ho ragione da vendere
e il sovrappiù lo regalo,
e ciò che avanza lo brucio,
poiché l'essere umano è impazzito
e non voglio esserne il complice,
piuttosto il carnefice,
scudiero di GAIA,
agonizzante pianeta,
amen,

ma non rinnego i miei sensi,
sei cospicua e attraente,
ma l'attraenza non basta,
servirebbe un buon viagra,
il corpo ne è ghiotto,
la farmacia ne è sprovvista,
il mercato nero il contrario,
come vedi è un intrico,
un maleficio orchestrato,
una cospirazione diabolica,
un labirinto di ma e di contrattempi incresciosi,

la signora dissente,
la signora ha le prove,
le estrae dal vestito,
due,
pere rosate,
una terza abbondante,
leggermente cascanti,
asimmetriche,
gelatinose,
materne,
io non reagisco,
non le salto addosso,
non sbavo,
non è esattamente il mio tipo,
in verità neanche vagamente,
in questo periodo nessuna donna lo è,
dove la trovo una dea,
e anche la trovassi,
non mi guarderebbe,
neanche mi vedrebbe,

la signora è delusa,
è scurissima e offesa,
mi punge nel soma,
non funzioni a dovere,
non mi piace il dovere,
mi si dice chi sono,
cosa devo essere e fare,
in che modo gestire,
cosa pensare,
cosa sentire,
cosa è giusto e sbagliato,
cosa è strano e normale,
preferisco volere,
ma un volere educato,
volere è più maschio,
ed io non ti voglio,

sono uscito dal giro,
sono al metadone,
tentata astinenza,
ho il potere e la colpa,
il potere di un uomo,
la colpa di un dio,
non c'è niente per te,
togliti dai piedi,
lascia respirare,
lascia che respiri,
mi interesso di altro,
che non vuol dire che sia meglio o di più,
ma me ne interesso e mi assorbe,

il mio antichissimo amico,
allucinogeno giorgio,
era solito dirmi,
con l'espressione del volto,
quanta roba c'è dentro,
in questo uovo che è il mondo,
tanta,
troppa,
stipata,
accatastata,
accalcata,
compressa,
io lo leggevo,
quando insieme,
in silenzio,
fumavamo la vita,
il suo caldo intestino,
e non era uno scherzo,
era densa e impellente,
solidale e assoluta,
io la sentivo
e ripetevo a me stesso,
vorrei osservarla nell'intimo
e scoprire in azione i desideri e i motivi,
ciò che è urgente e nascosto,
ciò che inizia e conclude”,

non so come ma accadde,
si concretizzò,
materializzai la coscienza,
è un concetto inservibile,
lo so, è astratto,
inconcepibile,
astruso,
ma non ho altri modi per dirlo,
non riesco a spiegarlo,

materializzai la coscienza,
la resi tangibile,
visibile,
udibile,
ossea,
carnale,
come vivere nudi
con in mano i vestiti
mentre piovono ombrelli
e la tua casa è sugli alberi
ed è buio ed hai fame,
ma crescendo è svanito,
è soltanto un ricordo,
è abbandonato nel tempo,
ha un'importanza sfuggente,
ambigua,
nostalgica,
asfittica,

non è cruciale né attuale,
perlomeno per te,
come lo è invece il tuo corpo,
certamente per te,
che possiede un mestiere,
che lo svolgi abilmente,
che non è saper vivere,
ma indubbiamente è un mestiere,
probabilmente un talento,
il mio talento è più oscuro,
più pericoloso,
più addossato al mistero,
alla cruda sostanza,
al saper vivere umano,

il mio talento è imparare,
imparare,
imparare a sbagliare,
a sbagliare di meno,
a sbagliare innocente,
l'innocenza è un talento,
l'innocenza è IL talento,
e noi non siamo innocenti,
noi siamo esperti,
noi siamo ingenui,
siamo educati,
siamo sbadati,
siamo confusi,
siamo ignoranti,
siamo passivi,
ma non siamo innocenti,

siamo impossibili,
ma l'innocenza ci salva,
ci salverebbe,
ti salverebbe da me,
se tu fossi innocente,
anche solo un germoglio,
mi onorerei di accudirlo,
ne sarei fiero e orgoglioso
e ne gioirei e soffrirei
e mi impegnerei oltre i miei limiti,
ma non c'è limite al buio,

si, questa è una pistola,
il primo colpo è per te,
il secondo è per l'alba,
e l'uomo calvo al volante
mentre manovra uno smartphone
e zigzagando rallenta
e accelerando zigzaga
e si avventura nel mondo
mentre spulcia i pulsanti
e il mondo intero gli è comodo
ed è accodato ai suoi comodi,
il terzo colpo è per lui,
lo inchioderà a quel telefono,
sopra un palcoscenico,
nel suo mondo sbagliato,
il mio mondo è più liquido,

che ne sa un milanese del mare,
cosa può saperne”,
sentenziava il mio amico,
intendendo la vita,
ne avrà avuto i motivi,
per me era un nuovo mistero,
uno dei tanti cui assisto,
il mio amico era fluido,
aveva viaggiato e pescato,
galleggiando sui flutti,
di lui mi fidavo,
si trattava del mare,
di una città di industriosi,
un mistero al veleno,
uno dei troppi,
non è un mondo per me,

dal calendario del papa estrapolai una sua frase,
novembre e dicembre,
testuali parole,
una società senza bambini è triste e grigia”,
compresi il mio amico,
cosa può saperne di bambini un pontefice,
di una società in cui non opera,
in cui è ospite e giudice,
papamobile e porpora,

il mio amico era solido,
forse è ancora vivo e veleggia,
forse non importa,
il mondo intero è cambiato,
anche la via lattea è scomparsa,
e non sono ancora a milano,
la mia carissima amica,
quinonsidorme michela,
si è trasferita a milano,
una città di risorse,
mare compreso,
compresa la bibbia,
il terziario e i risvolti sociali,

non mi sento a mio agio,
ho un tumore all'industria,
la scuola è al collasso,
la domenica è breve,
il mercimonio infinito,
comprerò una pistola,
mi affaccerò alla finestra,
griderò il mio dissenso,
il mio malessere,
il mare,
il mare di pietra,

la rabbia è più fluida,
morbida,
astratta,
quasi inumana,
che non vuol dire divina,
ma perlomeno consola,
ovviamente è una scusa,
una via di fuga,
un ritardo emotivo,
un abbaglio strategico,
ma a chi vuoi che interessi,

interessa il virtuale
il colorato
il piccante
il sapore del sangue
l'ambiguo
il transgenico
il vaporoso
il morboso
ciò che è a tutti i costi,
tanto prima o dopo”,
finalmente concordo,
meglio prima che poi,

legittimare il suicidio,
umanizzarlo,
statalizzarlo,
legiferare sui termini,
imbandire gli appalti,
sconti fiscali per tutti,
agevolazioni,
esenzioni,
condoni,
paradisi fiscali,
tour operator,
pacchetti studio e vacanza,
un mondo breve e educato,
partecipativo e commosso,

basta cinismo,
niente pietismo,
niente dolore,
nessuna miseria,
un mondo più umano,
più pulito e spazioso,
un mondo scremato,
di volenterosi e ottimisti,
salutisti e assodati,

così me ne andrei,
avrei tempo e risorse,
mi siederei sotto un albero
e mediterei l'infinito
e l'energia,
la materia,
la luce,
la percezione,
l'intuito,
l'essenza,
l'assenza,

e il vuoto assoluto,
perché non sono mai sazio,

sono senz'altro un suicida,
decido ogni giorno,
oggi proseguo,
voglio proprio vedere,
c'è una luce sorniona,
energia in movimento,
una tenue speranza,
ho dormito tre ore,
ho bevuto alla fonte,
ho sbucciato castagne,
poi le mangerò,
forse,
se il veleno è più lento,
se la noia è distratta,

getto un ciocco sul fuoco,
non temete per l'albero,
non l'ho ucciso nascendo,
era morto da tempo,
ma non sono innocente
e ne ho piantati migliaia,
la pietà mi perseguita,

la stufa ruggisce,
l'acqua gorgoglia,
metto insieme una zuppa,
la frullo e la succhio,
ha il sapore del fuoco,
ho il veleno nei denti,
la mia età mi sorride,
è sdentata ma onesta,
non si finge un poppante,

salgo le scale e le scendo,
apro la porta e la chiudo,
che cosa mi aspetta,
qualcosa che ha tempo,
che non ha fretta né usura,
sono proprio curioso,
metto il naso sul vetro,
l'odore è di fumo,
estraggo la lingua,
sembra petrolio,
non l'ho mai assaggiato ma ho fretta,
l'ho addosso e mi scalda,
brucia i momenti,
tocco il vetro col dito,
è fresco e mi piace,
mi riporta all'infanzia,

ne delimito i margini,
mi arrivano al mento,
mi sollevo sui tacchi e mi arrivano agli occhi,
il mondo è gigante,
io prigioniero,
io chiudo gli occhi,
il mondo è un pensiero,
io il successivo,
il buio mi tocca,
il mondo mi tocca,
io ne ho paura,
io voglio correre,
voglio gridare,
io sono un albero,
un corpo e capelli,

il mondo mi chiama,
rispondo e non sente,
non ne sono capace,
ho un fratello e un amico,
ho una casa e una porta,
ho una famiglia ma tace,
o è lontana e non sente,
o mi crede cattivo,
o anche lei è come il gatto,
è svanita nel nulla,

poi mi addormento,
subito dopo è mattina,
è il primo giorno d'asilo,
dove incontro rosella,
la sua chiara attrazione,
il mio silenzio e i suoi sguardi,
vorrei essere a casa,
che fosse lei la mia casa,
i miei silenzi e la notte,
che lei fosse la notte,
e la voce e un appiglio,
e poi domani è domenica
e lei non c'è e non c'è il mondo
e poi imparo a guardarlo
e anche il mio silenzio ha una voce
e il mondo intero ha una voce,

poi mi sveglio ed ho freddo,
la stufa si è spenta,
il silenzio è tornato,
asciutto e innocente,
più maturo e leggero,
complice e autonomo,
un pensiero lo spegne,
il pensiero che è immobile,
magro e ordinato,
è un vuoto in cui osservo,
il rumore lo increspa,
il pensiero lo imbratta,
ma il silenzio permane,
sottofondo inviolabile,
è la pagina bianca,
lo spazio eleggibile,
il materiale dei sogni,

e quando il resto finisce,
perché tutto finisce,
ciò che esplode è il silenzio,
una pace infinita,
che non è la coscienza,
la coscienza è un bagaglio,
non è la natura,
la natura è egocentrica,
non è il paradiso,
il paradiso è scolastico,
è il nulla in azione,
il nulla perpetuo in perfetto equilibrio,

ma ora basta teoria,
è il momento di incidere,
la realtà è propedeutica,
la verità ne è l'iperbole,
il mio campo d'azione,
è la ferita riaperta,
che non rimargina mai,
bisogna conviverci,
con la vita ferita,
non con la morte,

adesso mi è chiaro,
la mia morte non c'è,
non è nel mio mondo,
non possiamo convivere,
se ci sono io non c'è lei,
quando appare lei io scompaio,
quando lei sarà qui io non ci sarò,
la mia morte in realtà non esiste,
non in contemporanea con me,
la mia morte in realtà è la mia assenza,

voglio proprio vederla,
imparerò ad assentarmi,
comincerò dal presente,
posso impararlo,
inizierò dal lavoro,
mi assenterò qualche giorno,
no, posso fare di meglio,
mi licenzierò,
anzi, scomparirò e dedurranno,
dovranno prenderne atto,

il clima è propizio,
si è spalancato l'inverno,
l'inferno lo è già,
ci si può chiudere in casa,
in un cinema muto,
in un caffè a tempo pieno,
nella nuda rincorsa,
nella volontà di non cedere,
o di cedere ovunque,

di morire di inedia,
di inerzia,
di inutilità,
di indifferenza,
di assurdo,
un solido assurdo,
razionale,
convincente,
piacevole,
pratico,
comodo,
persino economico,

basta utopie,
basta stronzate,
voglio uccidere l'uomo,
voglio uccidere me,
eliminare il problema,

per favore un sonnifero,
la prescrizione,
cos'è,
l'autorizzazione,
di chi,
di uno specialista,
specializzato in che cosa,
dipende dai casi,
a cosa le serve,
perché le interessa,
non mi interessa ma devo,
se non le interessa non deve,
la legge è chiarissima,
la sua legge è sbagliata,
non è mia né di alcuni,
è di tutti e su tutti,
di chi è non importa,
ma se è giusta o sbagliata,
chi lo stabilisce,
un criterio oggettivo,
la verità e la giustizia,
la verità, la giustizia,
sono maschere informi
e hanno i segni del tempo
e della realtà che le indossa,
la realtà è il tuo cinismo,
il cinismo è un vestito,
è una pelle e un mestiere,
ultimamente una scuola,
addirittura un orgoglio,
non mi compete,
non è un mio problema,
inoltre mi è oscuro,
il buio ti piace,
ti dona spessore,
non sia impertinente,
insolente e sfacciato,
sfacciato, privo di volto,
perché no,
non ho niente da perdere,
molla tutto e bruciamo,
cosa le salta,
cos'hai di più urgente,
di più vivo e ubriacante,
più dell'incendio,
più dell'assenza,
più della morte,
oltre che osceno è anche macabro,
basta giocare,
il privilegio è scaduto,
non ci sarà un'altra volta,
non ci incontreremo mai più,
vai, presuntuoso,

non mi serve il sonnifero,
dormono tutti anche senza,
dormono e sognano,
la loro vita è un mio sogno,
la mia è un soliloquio,
la figura di un tango,
una suite dei pink floyd,
un picasso o un beksinski,
un'epopea a wounded knee,
col viso rosso e truccato,

per la verità è quasi un gioco,
per me è la mia vita,
la giustizia non c'entra,
la giustizia è l'inchiostro,
non è idea né parola,
è una macchia sul muro,
la vanità di un esteta,
che in rari casi è un poeta,

un poeta è un bambino,
un poeta è un selvaggio,
un poeta è un cadavere,
un poeta non dorme,
chiude gli occhi e non muore,
un poeta non sogna,
ha visioni e presagi
e ne elabora i simboli
e ne estrae la sostanza
con cui forgia poesia,
marmellata di idee,
concentrato di nubi,
sintesi e soma,

eccomi,
guardami,
sono pieno di buchi,
sono logoro e sporco,
stanco e sperduto,
ma ho servito la vita,
perlomeno ho tentato,
e non è così semplice,
né scontato né usuale,
né uguale né innocuo,

io non credo che la vita sia giusta,
certamente è imperfetta,
ma è rarissima e fragile,
dovremmo apprezzarla,
dovremmo difenderla,
anche se poi ci delude,
se poi ci tradisce,
come accade ogni volta,
quasi ogni volta,
quasi, mi correggo,

dimmi di noi,
noi due siamo tre,
pochi e tantissimi,
siamo appesi ad un filo,
ci muoviamo su un filo,
con un filo scegliamo,
il terzo filo è la mente,
la mente è egoista,
non può essere altro,
vive il mondo dal sé,
non può fare altrimenti,

con ciò ci incontriamo,
intenzionati ad esprimerci,
ad estendere gli argini,
a soddisfare e godere,
ad evitare il dolore,
dolore che è vivo,
accanito,
sensibile,
lucido,
onesto,

dolore che è un fiore,
una radice,
una foglia,
un odore,
un sapore,
dolore che vive,
partecipa,
aggiunge,
sottolinea,
potenzia,

noi due siamo tre,
escludendo il dolore,
è così facile e illogico fabbricare un bambino,
semplicissimo e folle,
è come uscire dagli argini,
come accendere il filo,
una fioca luce ti guida
ma il filo è bruciato
e senza filo si è persi,

solo un dio può resistere,
ma un dio non ha figli,
un dio si rinnova,
rinasce ogni giorno,
un dio non ha giorni,
non ha tempo né luogo,
un dio non esiste,
dio è un uomo morto,

noi due siamo vivi,
sintomi e tutto,
ali e catene,
materia e dolore,
non possiamo evitarlo,

possiamo smussarlo,
contrapporgli una fede,
un'ideologia qualunquista,
una lenta conquista,
un sonnifero adulto,
una droga generica,
un manicomio domestico,
qualcosa,
qualcuno,
fino a dove conviene,

tu sei spendibile,
sei ancora avvenente,
ti guarderei denudarti,
guardarti nuda e integrale,
le tue forme hanno un senso,
hanno un nesso con me e col passato,

ma anche il tempo ti guarda
e non si accontenta e ti tocca
e il suo tocco consuma,
ha toccato anche me,
secoli fa
e mi ha trovato puerile
e mi ha intimato di crescere
e le sue mani bruciavano
e le sue dita urticavano
e le sue unghie hanno uncini
e non vorrei continuare,
è tutto chiaro ed esposto,
ti basta guardarmi,

i miei buchi mi offendono,
i miei buchi hanno un peso,
sono sangue e battaglie,
sono cuore e perdono,
perché nessuno mi ha vinto,
ho gettato le armi,
ho rifiutato e negato,
rifiutato e negato,

ciò che era inutile,
anche ciò che era utile,
ciò che era scomodo,
anche ciò che era comodo,
ciò che feriva,
anche ciò che vinceva,

ma non mi sento un campione,
sono stato aiutato,
dai miei buchi e dal vento,
puoi intuirne il motivo,
la dinamica e i costi,

il vento ha infuriato,
la mia follia ha eretto un muro,
il vento ha spazzato,
la sua follia nella mia,
ma ha attraversato il groviera
e nessun danno è mortale,

non so se è un vantaggio ma è ciò che è accaduto,
la versione poetica
o metaforica
o astratta,

se vuoi la traduco
ma non è entusiasmante
o profonda
o profetica
o eroica
o romantica
o mistica
o erotica
o comica,

è una storia normale,
ma è la mia e la racconto,
non ho altro da fare,
non vorrei fare altro,

essere fresco d'estate,
caldo d'inverno,
avere alberi accanto, un bosco e un frutteto,
un fiumiciattolo intonso,
il minestrone nel piatto,
gli esseri umani distanti,
a parte un amico e una figlia,
anche loro distanti ma raggiungibili e attesi,

potrei scrivere un libro,
potrei leggere il mondo,
potrei reggerne il peso,
avrei tempo per tutto,
tutto è toccante,
avrei una casa e una madre,
una pistola e altri dei,
dei naturali,
dei minuziosi,
concreti e attinenti,
raggiungibili e onesti,
ma soprattutto mortali,

sono miei desideri,
sono folti e ingombranti,
ne ho tralasciato qualcuno,
scordato qualcuno,
qualcuno nascosto,
è una solida prassi,
una pelle e un vestito,

io non sono un campione,
mi difendo e galleggio,
mi dimeno e respiro,
poco,
in superficie,
senza brividi o scosse,

ho imparato a resistere,
a ruotare sui minimi,
a indurirmi e a ribattere,
diventare un diamante,
o di gomma,
o un chilometro scarso,
o un litro quasi pieno,
una quasi speranza,
una quasi salvezza,
una quasi fortuna,

mi rincorre qualcuno,
mi insegue,
qualcosa,
mi rifugio sul tram,
la velocità,
la distanza,
l'alleanza del branco,
la protezione dei simili,
la protezione dai simili,
il paradosso svelato,

l'odore è di stalla,
di cuoio conciato,
di fieno in fermento,,
nessuno mi guarda,
mi regalo un sorriso,
niente di umano,
una rapida intesa,
nessuno mi vede,
ho un biglietto per l'ovvio,

si ritorna da scuola,
si rintana per sera,
la stanchezza è un mestiere,
una bussola impropria,
un giudizio affrettato,

un bambino si scherma,
una madre lo affaccia,
chiedi al mondo una sedia”,
io non voglio vederlo”,
questo mondo è una gabbia”,
il mondo è un porcile”,
il mondo è una stanza,
il mondo è una scienza,
chi scende e chi sale,

il mondo è un impiego,
una realtà a tempo pieno,
un corrersi incontro,
qualcuno mi cerca,
qualcosa di logico,
inarrestabile,
immobile,
umile,
clinico,
totale,
definitivo,

l'autista ha frenato,
un bambino apre gli occhi,
una mamma lo cura,
non avere paura”,
voglio vederlo”,
voglio vedere il pericolo,

il pericolo è ovunque”,
perché mi hai creato”,

così sono sceso,
quando atterro è già sera,
il misfatto è nell'aria,
la vita è una gabbia,
la città è un suo recinto,
io ho questo peso,
ho un dolore ad un polso,
una realtà a tempo pieno,
mi segue da mesi,
vuole dirmi qualcosa,
io non afferro,

c'è una scalinata,
sale dentro al buio,
la sorpresa
nel buio
dei tuoi baci di amante,
il ricordo e la fede,
l'universo è finito,

il bambino apre gli occhi,
il pericolo è ovunque,

madre, sei tu,
madre, ho paura,
chi ha nutrito quel buio,
chi lo ha svezzato,
chi lo ha reso mio padre,

il dolore mi è noto
ma non so chi lo ha in grembo,

non so se mi senti,
se sentirmi è un dovere,
perlomeno per me,
io ne ho bisogno,
e il bisogno è un dovere,
in me lo diventa,

così salgo il buio,
mi appresto a sentire,
mani di vento,
un gelido autunno,
una luce brumosa,
una pioggia di foglie,

l'audace sorpresa,
in un fertile buio,
dei tuoi languidi baci,
i tuoi baci privati,
l'universo è svanito,

precipitiamo nel vuoto,
saldamente abbracciati,
allacciati alla vita,
senza volerlo,
senza neanche saperlo,
per una fede o una volontà che ignoriamo,
ma che ci genera entrambi,
persino insieme e abbracciati
e allacciati alla vita,

in un buio che è sesso,
in un buio che è adesso,
mentre azzanno le scale e ti vedo apparire,
vestita di bianco e di immobile attesa,

ti scavalco e mi fermo,
da quale sogno sei emersa,
da un'arcaica visione,
anche tu come me,
tremolante e spettrale,

ti attraverso e mi fermo,
mi volto e riappari,
come sei quando dormi,
quando ami e non muori,

non c'è modo di aprirti,
o di cancellarti,
di sottrarti alla notte,
di impedirti di nascere,
di volere me e il mio deserto,
il deserto dell'uomo,

sei in anticipo,
il tempo è finito,
o se vuoi è all'infinito,
punti di vista,
sei gelata,
cerchiamo un riparo,



© loriss.